edoardo izzo
roma
La meningite non perdona. Soprattutto se ben quattro nosocomi della Capitale trascurano di valutare tutte le ipotesi cliniche in relazione a dolori che diventano sempre più forti e intrattabili. È deceduta così l’altro ieri- per una meningite batterica scoperta dopo 7 accessi in ospedale e più diagnosi errate – Valeria Fioravanti, 27 anni, impiegata di Aeroporti di Roma, madre di una bimba di 13 mesi, alla quale sarà difficile spiegare perché la sua mamma è stata visitata e dimessa più volte prima di essere sottoposta all’esame del midollo che ha confermato la diagnosi. È in base a questi dati che la procura di Roma ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo per colpa medica, contro ignoti, per il decesso della ragazza. Tutto avrebbe avuto inizio il giorno di Natale, quando la giovane si è rivolta al Campus Biomedico per la rimozione di un ascesso. Due giorni dopo la ferita si è infettata: Valeria torna al Campus; la visitano e la mandano via. Il 29 dicembre ha un forte mal di testa, dolori a schiena e collo. Va al Pronto soccorso del Policlinico Casilino: diagnosi cefalea; le prescrivono antinfiammatori. Il giorno dopo torna al Casilino, è peggiorata ma le dicono in malo modo che «sta esagerando» e la cacciano via. Il dolore si aggrava ancora, Valeria va al San Giovanni: protrusione alla colonna, dicono i medici, che le prescrivono collare ortopedico e altri antiinfiammatori. Valeria peggiora. Torna al San Giovanni il 5 gennaio e solo allora arriva l’ipotesi che possa essere meningite. Gli esami confermano ma è tardi: Valeria entra in coma e muore in terapia intensiva al Gemelli. Il dubbio orribile è che Valeria sia entrata in contatto con il batterio in occasione del primo intervento, il giorno di Natale. Saranno gli accertamenti della procura a far luce sulla vicenda. Mentre la regione Lazio attiverà un audit per verificare l’applicazione dei protocolli clinici e le procedure assistenziali messe in atto in tutte le strutture coinvolte