Andrea Scanzi

Il 2022 sta finendo ed è tempo di bilanci. E di pagelle.
Meloni 7. Molti lettori trasecoleranno di fronte a un voto positivo. Dimenticano che i voti dovrebbero essere sganciati dalla simpatia personale. Meloni ha portato un partito di ex (ex?) postfascisti e (quasi sempre) incompetenti totali dal 2 al 30 per cento (stando ai sondaggi). Ha stravinto le elezioni (per mancanza di avversari ed elettori). È la prima donna presidente del Consiglio (alla faccia delle quote rosa care alla sinistra). E governerà cinque anni o giù di lì. Il suo sarà un governo orrendo (lo è già) e lei perderà quasi tutti i consensi come chi l’ha preceduta. Ma è presto. Al momento, nonostante i toni trucidi e la politica ora pavida (post-draghismo) e ora efferata (contro i poveri), Meloni è una vincente. E con un’opposizione così, può dormire serena.
Conte 6+. Il voto è una media tra l’8 del Conte post-caduta Draghi e il 4+ della sua masochistica permanenza nel governo dei presunti migliori. Finché sono stati dentro l’esecutivo Draghi, i 5 Stelle sono stati inutili. Poi, dopo l’harakiri Di Maio, Conte non ne ha più sbagliata una. È per distacco il leader dell’opposizione e si sta rivelando pungolo efficace (unico con Fratoianni, 6+ pure lui) a questo governaccio di destra-centro. Conte (quello del Conte 2, eh) è stato il miglior presidente del Consiglio italiano della Seconda Repubblica a pari merito con Prodi (quello del Prodi 1, eh). Era e resta l’asso nella manica dei grillini, che continuano ad alternare esponenti preparati a peones tragicomici. È lui il grande rivale di Meloni. E Donna Giorgia lo sa.
Salvini 4. Postumo politicamente in vita dal Papeete 2019. Travolto e umiliato alle elezioni, ha una sola fortuna: dentro la Lega non c’è nessuno che possa sostituirlo. Per questo, benché scornato e tramontato, potrà per anni ricattare (nel suo piccolo) la Meloni. Che lo odia e ha quattro volte i suoi voti, ma che ha ancora bisogno di lui.
Berlusconi sv. Silvio non è più al centro della scena, ma i suoi giannizzeri continuano con efficacia a distruggere la giustizia (con la scusa del garantismo) e inchiodare questo paese al 1994. Non abbiamo imparato nulla.
Letta 1,5. Il leader (eh?) del Pd ha battuto ogni record immaginabile di suicidi e cazzate negli ultimi sei mesi, e se avremo per anni il governo Meloni è anche e soprattutto colpa sua. Brava persona, ma totalmente inadeguata al ruolo, oltremodo colpevole in non pochi casi (l’appoggio a Di Maio, la guerra santa a Conte) e destinato a essere ricordato come il più grande Attila involontario (involontario?) del centrosinistra nostrano.
Renzi 0. È sempre stata la più grande sciagura politica mai abbattutasi sulla sinistra italiana, tanto nove anni fa quanto adesso. Ora se ne sono accorti quasi tutti, ma al tempo era eretico scriverlo. La lista di renziani pentiti che deve chiedere scusa è infinita. Noi, pazienti, aspettiamo.
Paragone 0,5. Lui e tutti i complottari vari credevano di conquistare il mondo perché avevano molti like su Facebook. Poi, alla resa dei conti, hanno scoperto di essere tutti dei Povia figli di un Dio minore. Poveracci.
Calenda 2,5. A suo modo è simpatico, come soprammobile boteriano sarebbe quasi carino e tutto sommato farebbe arredo. Basta non prenderlo sul serio. Un perdente mitomane di centrodestra, che si crede Churchill ma che è al massimo un Bombolo che non ce l’ha fatta. Daje Carle’!
Concludendo: il 2022 è stato un anno orrendo. Tranquilli, però: il 2023 sarà molto peggio.