BATTAGLIA IN AULA: OPPOSIZIONI FURIOSE, IL TERZO POLO ABBANDONA I LAVORI. VENERDÌ IL VOTO DI FIDUCIA PER EVITARE LO SPETTRO DELL’ESERCIZIO PROVVISORIO

Luca Monticelli
Roma
Accuse, polemiche e ricatti. Nelle ultime 24 drammatiche ore in commissione Bilancio lo scontro tra governo, maggioranza e opposizione ha messo davvero a repentaglio la manovra. Dalla notte di lunedì alla serata di ieri l’ultimo pacchetto di emendamenti è slittato più volte, le promesse dei relatori del centrodestra – disattese puntualmente dal governo – hanno inasprito il dibattito e incitato le opposizioni a fare le barricate. Prima il Terzo Polo, il gruppo che fin dall’inizio ha cercato il dialogo per «aiutare» la premier Giorgia Meloni, ha abbandonato i lavori, poi il Partito democratico, la sinistra e il Movimento 5 Stelle hanno minacciato di far saltare tutto se nella legge di bilancio fosse entrato lo scudo penale per gli evasori.
«Mai vista una situazione simile, al 20 dicembre è ancora tutto per aria. Il governo ritiri subito l’inaccettabile proposta di condono penale dell’ultimo minuto. Si fermino. Altrimenti porteranno l’Italia all’esercizio provvisorio, e sarà solo colpa loro», tuonava in serata il segretario uscente del Pd Enrico Letta. Il Tesoro, sotto la pressione della propria maggioranza e sommerso dalle richieste, è arrivato a minacciare il ritiro di tutte le modifiche depositate, ad eccezione di quella che elimina il tetto dei pagamenti a 60 euro con il Pos, dichiarando che l’esecutivo era pronto a mettere in votazione il testo originario della manovra, quello uscito dal Consiglio dei ministri poco meno di un mese fa. Alla fine l’esecutivo è stato costretto a rinunciare alla depenalizzazione dei reati di omesso versamento e dichiarazione infedele. È l’annuncio di Roberto Pella, relatore di Forza Italia, a sbloccare l’impasse: «Siamo pronti a depositare 30 emendamenti, lo scudo penale non ci sarà».
«Vittoria!», hanno esultato le opposizioni. «Il nostro atteggiamento ha dato i suoi frutti», ha evidenziato Giuseppe Conte al termine di una riunione del Movimento 5 Stelle, per poi aggiungere: «È una grande vittoria che otteniamo rispetto al kit dei furbetti dell’evasione. Però è chiaro che sorveglieremo perché questo emendamento non ritorni da nessuna parte nel corso dell’iter di approvazione della manovra».
Tommaso Foti, capogruppo di Fdi, invece promette: «La tregua fiscale andrà in un altro provvedimento». Probabilmente nella delega attesa tra gennaio e febbraio, come aveva suggerito il vice ministro all’Economia, Maurizio Leo.
Amaro il leader di Azione Carlo Calenda, che nel corso di una conferenza stampa in Senato nel primo pomeriggio si era scagliato contro il governo: «In questo mercato delle vacche ci è stato detto che ci spettano 14 milioni per i nostri emendamenti, ma la situazione è sotto gli occhi di tutti e così si possono fare solo misure parziali e inutili. Perciò noi li abbiamo ridati indietro, ci facessero quel che vogliono. Non siamo interessati a collaborare e a farci partecipi di uno scempio così».
Un problema in più per Giorgia Meloni, che puntava sul Terzo Polo anche in futuro per disinnescare le divisioni della sua maggioranza e i giochi al rialzo di Forza Italia. Calenda rimprovera la premier: «Ci fosse lei all’opposizione andrebbe a incatenarsi al Quirinale, noi siamo stati dialoganti, non abbiamo fatto ostruzionismo e lei ci ha ignorato».
Nella notte la maratona finale per votare gli emendamenti e arrivare alla chiusura in Commissione, sperando nel via libera dell’aula di Montecitorio tra il 23 e il 24, ovviamente con la fiducia, attesa per le 11 di venerdì. «Dobbiamo correre per approvarla entro il 31 dicembre in Senato», è la previsione di Matteo Salvini.
Tra le misure si profila un’intesa bipartisan sul tema del Pos: un fondo alimentato dalla tassazione sugli extraprofitti delle banche garantirà ristori ai commercianti penalizzati dalle commissioni sui piccoli pagamenti elettronici. Il fondo sarà rimandato a un Dpcm e i ristori individuati in forma di crediti d’imposta. Cambia il bonus Cultura per i diciottenni e potrà raggiungere i mille euro. Il nuovo meccanismo combina due criteri: il tetto Isee fino a 35 mila euro e il voto massimo alla maturità. Chi rispetta almeno uno dei due requisiti riceverà 500 euro, il bonus raddoppierà per chi li soddisfa entrambi.