
MAURO CAMOIRANO
CAIRO M.
Crediamo nel futuro dell’impianto funiviario, ma occorre verificare, nel concreto, se e come riuscirà a reggersi sulle proprie gambe». Questa la premessa del sottosegretario al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Edoardo Rixi, all’annuncio dell’atteso vertice al ministero, l’11 gennaio, alle 12. Spiega: «Un tavolo che non avrebbe avuto senso convocare prima di avere gli elementi che siamo riusciti a fissare nel maxi emendamento al governo depositato oggi e che sarà discusso a giorni». L’emendamento, infatti, concede al presidente dell’Autorità di sistema portuale, Emilio Signorini, un reale ruolo di commissario straordinario, prevedendo, anche, “l’apertura di apposita contabilità speciale intestata al Commissario straordinario”. Inoltre prevede il prosieguo della cassa integrazione per un anno, sino al 31 dicembre 2023, indicando dove reperire la copertura finanziaria. Infine, mette a disposizione per il 2023, ulteriori 300 mila euro, reperiti dallo stesso Mit, per gli interventi di ripristino. Spiega, il vice ministro Rixi: «Ho incontrato il commissario per il ripristino, l’ingegner Maugliani: è in corso un contenzioso con l’impresa che si era aggiudicata l’appalto, ma è nostra intenzione proseguire comunque, da qui la correzione del budget, in modo che il Commissario possa indire entro gennaio la nuova gara. Inoltre, ho pregato il commissario di confrontarsi con il vecchio concessionario (Funivie) per capire concretamente l’investimento per un ripristino/ammodernamento totale dell’impianto (fermo da 3 anni), nonché gli interventi necessari in una logica di sviluppo di movimentazione multipurpose».
E qui sta forse la vera novità, la nuova logica del Mit e di Rixi rispetto al passato. Spiega, il parlamentare leghista: «Al di là di ripristinare la tratta di linea crollata, il nodo è la prospettiva di questa infrastruttura. Le strade sono due: si ripristina tecnicamente al meglio così come è, e si cerca chi subentri nella gestione: spetterà poi a tale soggetto investire per il suo sviluppo, magari pretendendo poi di scalare parzialmente gli investimenti dal canone di gestione, o arrivando alla difficile situazione passata in cui era necessario un contributo statale per raggiungere la sostenibilità. Oppure è il governo che investe sullo sviluppo in ottica multipurpose dell’impianto, in modo che, oltre ai vantaggi ambientali, possa avere prospettive di sviluppo per i prossimi 40 anni, offrendolo, poi, in gestione a condizioni più onerose». Ovviamente per il governo sarebbe meglio investire piuttosto che poi dover “pagare dazio” come nel passato. Ma servono progettualità e dati concreti. Ancora Rixi: «Ho sentito spesso ripetere “dobbiamo capire quali sono le intenzioni del governo sul futuro di questa infrastruttura”, non è, però, il governo che deve deciderlo, ma gli operatori, il Porto – e non solo quello di Savona/Vado, ma sentendo le prospettive anche di Genova per incastrare i vari tasselli , i sindacati, la Regione, e chi si è già dichiarato interessato alla gestione . L’11 sarà un primo confronto perché il Decreto che verrà varato potrebbe offrire nuovi margini di manovra». —
