
Gentile redazione, vorrei raccontare la storia di uno per denunciare la tragedia di molti: di tutti quelli che entrano in ospedale per un motivo e muoiono per incuria e insensibilità, macinati da un sistema prima al tracollo e ora vero e proprio girone dell’inferno. Noi siamo stati al centro di una vicenda di questo tipo e in tanti, tantissimi, ci chiamano per dirci che è successo anche a loro: è arrivato il momento per denunciare non solo l’incuria, ma la perdita di umanità che non è compatibile con un sistema democratico e con un Paese che pretende di avere radici umanistiche e cristiane.
Pietro Testoni era un padre e un nonno ed era un anziano paziente oncologico. Il 29 novembre l’assistente domiciliare trova sangue nelle feci e il medico di base suggerisce il Pronto soccorso. Arriva quindi al Sant’Andrea di Roma dove già l’hanno avuto in cura nel reparto oncologico: sembra il posto giusto. Invece Pietro viene lasciato in una sala assieme a un’ottantina di persone su una barella. Dovrebbe fare una colonscopia e passa così un giorno, due giorni e così via, senza che gli venga fatto nulla. E lui sempre parcheggiato là: ovviamente ai parenti non viene fatto vedere, tranne che per pochi minuti elemosinati con ore di attesa. Passano 10 giorni senza che venga fatto nulla tranne qualche antiemorragico e qualche antidolorifico. La famiglia vuole riportarlo a casa, li sconsigliano. I figli contattano la Asl per una terapia domiciliare e l’Asl prova a contattare il Pronto soccorso del Sant’Andrea, ma senza successo. Non dialogano nemmeno fra di loro. Pietro non può più uscire perché nel reparto dove era stato lasciato in mezzo a decine di pazienti ha preso il Covid! Nessuno ovviamente può più vederlo né riesce a telefonargli. Riuscirà lui stesso, l’undicesimo giorno di ricovero, con un fil di voce a chiamare la moglie: la debolezza e le povere mani accartocciate non gli hanno permesso di più. Il dodicesimo giorno, quel filo di fiato si è spezzato e Pietro è spirato. Un paio di anime pie mosse da dolcezza e pietà sono riuscite a fare uno strappo e a farlo vedere alla famiglia che l’ha trovato con la bocca spalancata e gli occhi aperti. Non gli avevano nemmeno chiuso gli occhi…
In un mondo evoluto, Pietro sarebbe dovuto entrare con una cartella clinica digitale e completa e avrebbero dovuto rimandarlo a casa con le cure palliative del caso… Ma oggi la famiglia sta organizzando il suo funerale.
Pronti per il prossimo!
Lorenza Somogyi Bianchi
