
inviato ad Andora (Savona)
Non è solo per il prato che sta morendo davanti a casa. Non è neanche per il limone malato o per l’insalata che non cresce più nella serra del vicino. È che da sei mesi a questa parte tutta la vita di Andora non assomiglia più al paradiso che doveva essere. «Sono arrivato qui per godermi la pensione, dopo quarant’anni di lavoro alla Magneti Marelli. Milano-Liguria: ecco qual era il piano. Vivere al mare. Ho comprato casa. Ho messo tutto a posto. Finalmente in pace, mi ero illuso». Il signor Pino Grassi, con un sorriso benevolo ma amaro, mostra le taniche in bagno: «Queste sono per fare la doccia. Queste altre, invece, sono per lavare i piatti. Scaldo l’acqua sul gas. La caldaia la devo tenere spenta per non distruggerla, così di notte per non avere freddo accendo al massimo l’aria condizionata: è tutto sbagliato. Mia figlia non viene più con la nipotina perché è troppo scomoda questa situazione. Ogni settimana devo portare i vestiti in lavanderia. E anche fare cena con i piatti di plastica, diciamo la verità, non è il massimo».
Esce acqua salata dai rubinetti. Esce acqua di mare al posto di quella potabile. In molti se ne sono accorti a maggio lavandosi i denti. Poi anche le posate uscivano bianche dalla lavapiatti e i bicchieri, al quinto lavaggio, sembravano sempre sporchi. Infine è stato detto chiaramente dall’amministrazione comunale: «È il cuneo salino». In Liguria? È un fenomeno che in genere si registra all’estuario del Po, dove il mare risale al contrario il fiume. «Sì, anche in Liguria», è stato detto dopo le prime analisi chimiche. Il mare ha inquinato i pozzi.
Questa vita senza poter bere un sorso d’acqua dal rubinetto va avanti da giugno. È la conseguenza di tre fattori concomitanti. Primo: Andora è geograficamente l’ultimo paese allacciato all’acquedotto di Imperia. Riceve l’acqua che arriva dal lontano torrente Roja, all’altezza di Ventimiglia. E quindi, essendo l’ultimo della fila – fatto simbolico e reale – riceve meno acqua. Secondo: l’acquedotto è vecchio, pieno di perdite, di dispersioni e ruggine, la società che lo gestisce è indebitata e commissariata. Terzo: la scorsa primavera è stata una delle più siccitose di sempre. Niente pioggia, caldo record. E quindi: arrivando molta meno acqua, si è abbassato il livello delle falde. Così il mare si è allargato sulla piana di Andora.
«Sono sei mesi che penso alla mia scelta di venire a vivere qui, mentre continuo a pulire le forchette e i coltelli per togliere la ruggine. Quando siamo andati in assemblea a parlare al sindaco Demichelis, ci ha risposto: “Solo quindici giorni consecutivi di pioggia possono risolvere questa situazione. Io ho le mani legate”».
Se durante l’estate il problema è stato tenuto sotto traccia per non rovinare la stagione turistica, a settembre la verità è diventata lampante quando in paese sono arrivate le autobotti. «E menomale! Perché prima ci arrangiavamo andando a cercare l’acqua negli altri comuni. Avanti e indietro. Un continuo viaggiare per riempire le taniche», dice ancora il pensionato Pino Grassi.
Il suo dispiacere è largamente condiviso. Andora ha 7 mila residenti d’inverno e 70 mila abitanti d’estate. Da un lato Laigueglia e Alassio, dall’altro Diano Marina e Imperia. Gli aneddoti che all’inizio facevano quasi sorridere, ora fanno solo rabbia. Il parrucchiere costretto a fare cinque risciacqui perché i capelli sembrano sempre sporchi dopo lo shampoo. I giardini che stanno morendo e i fiori che non nascono più. Il boom di problemi alle caldaie: «Perché il sale manda in blocco gli impianti». E certi turisti, ormai avvezzi, che chiedono al barista di lavare accuratamente la tazza del cappuccino con acqua in bottiglia: «Perché il caffè più il latte più il sale…».
Sembra la storia delle autostrade liguri. Appena qualcuno ha dovuto prestarci attenzione, dopo il crollo del ponte Morandi, si è scoperto che non era mai stata fatta la minima manutenzione. Così è anche per questo acquedotto di Ponente, che tira l’acqua dal confine con la Francia, tutto pieno di pezze e rattoppi, ormai insufficiente per servire la gente di Andora.
«È mancata la programmazione, hanno costruito moltissime case e si sono dimenticati di pensare all’acqua», dice l’avvocato in pensione Giuseppe Privitera. Anche lui è venuto in cerca di un altro clima e di un’altra qualità della vita: «Anche per stare accanto a nostra figlia. Ed è lei che ci manda questi video con l’acqua marrone che esce dai rubinetti. La differenza la fanno i tubi. I nostri sono nuovi, i suoi sono quelli di una volta. E quando manca pressione nell’impianto, l’acqua si sporca».
Acqua salata. Acqua rugginosa. Acqua che toglie la vita invece che darla. «Non abbiamo mai fatto un Natale così deprimente, stiamo soffrendo tantissimo», dice la signora Emanuela Scrivani. Da dieci anni gestisce un caffè in via Andrea Doria, nel centro del paese. «Prima il disastro delle autostrade, poi il Covid, adesso l’acqua. Riceviamo disdette, clienti chiamano per domandare come mai noi non stiamo protestando. Ma noi protestiamo! Solo che sembra che non ci siano soluzioni. Se non la pioggia».
«Un caffè, per cortesia». La signora Scrivani prende la tanica e carica la macchina. «Teniamo spenta la caldaia. Laviamo le tazzine a mano. Persino il ghiaccio è un problema, perché dobbiamo comprarlo. Non bisognava trattare così male una questione tanto importante come quella dell’acqua». Se c’è un piccolo posto in Italia che sta sperimentando il futuro, quel posto si chiama Andora. —
