
Natascia Ronchetti
In un ospedale della provincia di Vercelli non solo erano stati ingaggiati medici ultrasettantenni, quindi con un’età superiore a quella consentita e stabilita contrattualmente. Nel reparto di ostetricia e ginecologia erano stati anche inviati medici generici non formati per effettuare parti cesarei. Nei reparti di pediatria di vari ospedali del Molise i camici bianchi erano impiegati per turni continuativi di oltre 24 ore, il doppio di quanto previsto. Nel Pronto Soccorso di un’altra struttura ospedaliera, questa volta in provincia di Catania, operava personale medico privo della specializzazione in medicina di emergenza-urgenza. Sono solo alcuni esempi delle irregolarità scoperte dai carabinieri dei Nas con una indagine condotta in collaborazione con il ministero della Salute. Indagine che ha riguardato gli appalti di servizi sanitari e sociosanitari a imprese private e cooperative. Di queste ultime ne sono state controllate 637 che, a fronte della mancanza di personale, forniscono alle aziende sanitarie non solo medici ma anche infermieri e altri operatori come gli Oss. Il risultato è stato la segnalazione – alla magistratura o alle autorità amministrative – di 205 persone. Tra le ipotesi di reato contestate ci sono la frode e l’esercizio abusivo della professione. Il fenomeno degli appalti nella sanità pubblica – per sopperire alla grave carenza di medici e infermieri – è sempre più esteso in tutta Italia, non solo nei Pronto Soccorso, prossimi al collasso a causa della mancanza di personale, ma pure nei vari reparti. Ed è anche un lascito della grave emergenza dovuta alla pandemia di Covid-19. “Nel 2019 eravamo riusciti ad ottenere che fosse dichiarato illegale il ricorso al lavoro atipico e di conseguenza all’appalto ai privati – ricorda Pierino Di Silverio, segretario nazionale di Anaao, sindacato dei medici ospedalieri –. Con il decreto Madia avevamo anche ottenuto la stabilizzazione dei precari. Con la pandemia tutto è saltato. Si è dato il via libera a forme contrattuali come la collaborazione coordinata e continuativa e, di fatto, anche al reclutamento di medici generici abilitati senza specializzazione”. Nel corso delle indagini, che hanno coinvolto 1.934 strutture sanitarie, sono stati anche scoperti falsi infermieri, senza titoli, impiegati in case di riposo, tra la provincia di Milano, quella di Torino e quella di Cuneo. Solo nell’area di Catania erano quattro i medici generici non specialisti impiegati nei Pronto Soccorso.
