Monica Serra
Milano
Somme «consistenti» di denaro, ma anche movimenti bancari di «interesse investigativo». Tracce importanti, che la procura di Milano sta seguendo sui sette conti correnti segnalati dai colleghi belgi, per provare a ricostruire quale giro facessero i soldi che, a fiumi, per l’accusa, Marocco e Qatar hanno versato per «infiltrarsi» nelle istituzioni europee e «condizionare» le politiche dell’Unione.
Accertamenti condotti di pari passo a quelli della polizia federale belga che si è concentrata sui finanziatori della Ong Fight Impunity dell’ex eurodeputato Pier Antonio Panzeri e che, come ha spiegato l’assistente parlamentare Francesco Giorgi, «serviva a far girare i soldi». Di chi? I ricercatori di Ngo Monitor sostengono di aver letto un rapporto della Commissione europea redatto nel dicembre 2020 su Fight Impunity e richiesto al comitato etico perché nel board della Ong comparivano due ex commissari, l’italiana Federica Mogherini e il greco Dimitris Avramopoulos. Dal testo verrebbe fuori che il donatore più importante di Fight Impunity era Sekunjalo Development Foundation: una fondazione sudafricana che, secondo il Jerusalem Post, riceverebbe finanziamenti dal Qatar.
Nella veste di collettore delle tangenti versate proprio da Qatar e Marocco per corrompere «un gruppo indeterminato e molto ampio di persone operante all’interno di strutture europee, con o senza legami con l’Unione europea», Panzeri viene dipinto come «l’anima dell’organizzazione fraudolenta» dal giudice istruttore Michel Claise nel mandato di arresto europeo della figlia Silvia e della moglie Maria Dolores Colleoni. Un atto che solo ieri è arrivato alla Corte d’Appello di Brescia, in vista delle udienze in cui dovrà decidere sull’estradizione delle due donne.
Nel ricostruire perché sono accusate di «associazione per delinquere dedita alla corruzione e al riciclaggio» in quanto «pienamente consapevoli» degli «intrallazzi» di Panzeri, il magistrato belga sostiene la necessità di «localizzare altre persone coinvolte in questa vasta organizzazione fraudolenta» ma anche di «sequestrare documenti e fondi oggetto di questa appropriazione indebita, e smantellare possibili circuiti di riciclaggio di denaro».
Per gli investigatori di Bruxelles, «è presumibile che il provento dei fatti illeciti sia stato trasferito sui conti bancari» per poi essere «riciclato» in qualche altra attività. Per questo, con un ordine di investigazione europea mandato a Milano sabato, hanno chiesto al procuratore aggiunto Fabio De Pasquale di compiere tutti gli accertamenti necessari sui sette conti. Che appartengono alla famiglia Panzeri, a Giorgi e al segretario generale della confederazione mondiale dei sindacati, Luca Visentini, l’unico dei tre a essere stato rilasciato dopo il fermo.
Oltre a perquisire l’appartamento della famiglia Panzeri a Calusco sull’Adda, nella Bergamasca, dove sono stati sequestrati 17 mila euro in contati e orologi di valore, e la villetta della famiglia di Giorgi ad Abbiategrasso, dove erano nascoste le chiavi della cassetta di sicurezza bancaria che custodiva ventimila euro in mazzette anche di taglio molto piccolo, da venti euro, gli investigatori dell’aliquota di pg della Gdf nel weekend hanno fatto visita allo studio di un commercialista di Opera. Non è coinvolto nelle indagini, ma ha lavorato per Panzeri. La perquisizione avrebbe però dato esito negativo.
Le somme consistenti trovate sui conti italiani, in attesa che tutta la documentazione richiesta venga consegnata dalle banche, non sarebbero paragonabili a quelle sequestrate nell’appartamento a Bruxelles di Giorgi e della compagna, l’ex vicepresidente del Parlamento Ue, Eva Kaili, e nel residence dove alloggiava Panzeri, 1,5 milioni in tutto. Ma le mazzette già emerse, ne sono convinti gli inquirenti, sono solo una piccola parte di quelle che scavando potrebbero venire fuori. —