
I Cinque Stelle e gli ex, gli scissionisti guidati da Luigi Di Maio, potrebbero litigare di nuovo. Questa volta sui soldi, quelli dei Tfr, che secondo il regolamento sottoscritto da 2018 da ciascun parlamentare del Movimento andrebbe restituito in gran parte – 30 mila euro sui 45 mila totali – al partito a fine mandato. Ieri prima Repubblica e poi il Corriere della Sera sui rispettivi siti hanno scritto che il M5S li rivorrebbe indietro dagli oltre 60 fuoriusciti con Di Maio. E per ottenerli sarebbe pronto a fare ricorso alle vie legali, ovvero a dei decreti ingiuntivi, per riavere indietro quei soldi. Ma dai piani alti del Movimento con il Fatto sfumano i toni: “È ovvio che tutti i parlamentari uscenti dovrebbero tenere fede a un obbligo assunto a suo tempo, nero su bianco. E sarebbe opportuno che ciò accadesse. Ma non c’è alcuna certezza che il M5S procederà con decreti ingiuntivi”.
Un’ipotesi a cui l’ex senatore Vincenzo Presutto, citato dal Corsera, reagisce con sillabe da trincea: “Quello di oggi è il partito di Conte, un soggetto giuridicamente distinto da quello attuale. Procederanno con decreti ingiuntivi? Benissimo, sarà l’occasione per fare chiarezza su tutto e tutti, c’è stata una gestione opaca”. Al di là degli strali di Presutto , è certo che nel Movimento da settimane si lavora a un nuovo regolamento che disciplinerà anche la porzione di Tfr da restituire. Questione che agita sia i parlamentari rieletti che quelli rimasti fuori per la tagliola dei due mandati. Stando all’ultima versione della bozza di regolamento, il presidente del M5S Giuseppe Conte dovrebbe chiedere loro solo il 20 per cento della liquidazione, molto meno quindi di quanto dovrebbe pretendere dagli ex di Impegno Civico. Un modo per tenere buono il corpaccione del Movimento, che quest’estate ha già dovuto deglutire la conferma della regola dei due mandati: totemica per i 5Stelle, quindi intoccabile a detta innanzitutto del fondatore e garante, Beppe Grillo. Il regolamento sta ancora venendo limato, a conferma di quanto sia delicato il tema soldi nel Movimento (come negli altri partiti). Anche perché il nuovo partito di Conte dovrebbe dotarsi di sedi regionali, insomma di una struttura, quindi ha bisogno di risorse. E questo può valer bene una lite.
