LUIGI GRASSIA
Cambia la tassa sugli extraprofitti nel settore energia, oppure (secondo l’interpretazione delle aziende del comparto) arriva al suo terzo colpo, cumulandosi coi prelievi precedenti. In base a quanto rivelava ieri una nuova bozza della manovra economica, nel 2023 la tassa sugli extra-profitti diventerà un «contributo di solidarietà temporaneo», in linea, a quanto sostengono fonti governative, con il regolamento europeo che autorizza un intervento di emergenza contro il caro-energia. In dettaglio, la bozza prevede un prelievo sui soggetti che producono, importano o vendono energia elettrica e gas e producono, importano, distribuiscono o vendono prodotti petroliferi; il contributo sarà del 50% sul reddito 2022 che eccede di almeno il 10% la media dei redditi 2018-2021, con limite del 25% del patrimonio netto al primo gennaio 2022. Sono interessate 7 mila aziende da cui l’Erario attende un incasso di 2 miliardi e 565 milioni, mentre uno studio di Equita valuta che le società più colpite saranno A2A, Enel, Iren, Erg e Acea. Nelle intenzioni del governo questi soldi contribuiranno a finanziare gli sconti in bolletta alle famiglie e alle imprese.
Pur senza opposizione in linea di principio a un contributo di solidarietà in emergenza, è molto negativa la reazione di Utilitalia, che federa circa 450 aziende della luce, del gas, dell’acqua e di altri servizi (con un giro d’affari di 40 miliardi di euro e oltre 90.000 occupati): secondo il direttore generale Giordano Colarullo «un provvedimento del genere avrebbe avuto senso un anno fa, come misura straordinaria, ma oggi no, perché si somma a due tasse straordinarie già imposte al settore, quindi non si può più parlare di straordinarietà, e per di più lo fa senza coordinazione con i primi provvedimenti e senza correggerne le storture».
Spiega Colarullo: «C’è già stato l’articolo 37 del decreto Energia 2 che ha tassato i cosiddetti extraprofitti sulla base delle posizioni attive e passive dell’Iva. C’è stato il decreto Aiuti 3 che ha imposto la restituzione di una parte dei profitti a chi produce energie rinnovabili. E adesso arriva questa nuova norma che pur essendo un po’ più chiara, perché colpisce gli utili sulla base dell’Ires, crea ulteriore danno, perché sottrae liquidità alle aziende dell’energia, che sono costrette a pagare immediatamente le materie prime ad alto prezzo ma spesso devono fare credito ai clienti dilazionando gli incassi. Un altro problema viene dal fatto che molte aziende nostre associate hanno come azionisti i Comuni, che così vedono ridotti gli introiti e le possibilità di spesa a vantaggio dei loro cittadini».
Un’altra novità nella bozza della Manovra, positiva per i consumatori, riguarda le spese per lo smantellamento delle centrali nucleari, che escono dalla bolletta elettrica. Si tratta di una delle voci dei cosiddetti “oneri di sistema” che pesano sulle bollette della luce di famiglie e imprese, senza che questo corrisponda a un servizio agli utenti. Nelle intenzioni del governo è il prima passo di una completa “fiscalizzazione” degli oneri, che almeno per quanto riguarda il nucleare non dovranno più essere riscossi dai fornitori di energia. L’Arera, cioè l’Autorità di settore, invita a procedere quanto prima è possibile coni passi successivi. Gli oneri di sistema incidono per oltre il 10% sul costo delle bollette elettriche degli italiani. Il fatto che venga eliminata dalle bollette la voce sul nucleare suscita il plauso delle associazioni di consumatori. —