
Il dem: il 17 dicembre evento sulla manovra; Conte pensa a una marcia sul reddito
Luca De Carolis
La disfida delle piazze, ancora. Sempre tra i fu giallorosa, che ormai non fanno che rincorrersi. Gli stessi ex alleati che a brevissimo potrebbero discutere a voce alta sul salario minimo e litigare forte sulle armi. (Ri)inizia tutto ieri mattina, un soffio prima che Giorgia Meloni presenti in conferenza stampa la sua prima manovra finanziaria da presidente del Consiglio, con l’ancora segretario dem, Enrico Letta, che lancia la piazza contro la legge di Stabilità delle destre. “Sabato 17 a Roma si terrà la nostra manifestazione contro una manovra improvvisata e iniqua” twitta. “L’avevamo già anticipato nell’assemblea del Pd di sabato scorso”, aggiunge.
Sostanzialmente vero, perché in quella sede Letta aveva annunciato tre giorni di mobilitazione tra il 15 e il 17 dicembre (un’idea di Nicola Zingaretti). Ma è vero anche che quella dell’ex premier è pure una mossa per precedere Giuseppe Conte, il presidente del M5S che lunedì aveva evocato anche lui la piazza, per difendere il Reddito di cittadinanza “da un governo inumano e reazionario”. Di sicuro dal Nazareno precisano: “Quella del 17 sarà una piazza aperta a tutti, ma sulla manovra nel suo complesso, non solo su un tema identitario come il reddito di cittadinanza”. Come a dire che non potrà essere la piazza con cui celebrare e proteggere la prima della bandiere per il Movimento.
D’altronde i dem vogliono anche evitare il bis di quanto successo per la manifestazione per la pace in Ucraina, auspicata pubblicamente da Conte e poi organizzata a Roma da varie associazioni. Dopo giorni di esitazioni e mal di pancia, i dem presero parte al corteo del 5 novembre a Roma, dove Letta fu oggetto di una mini contestazione. Nel mentre, Carlo Calenda e Matteo Renzi tenevano la loro contro-piazza a Milano, con poca gente e Calenda a massacrare Bella Ciao da un microfono. Poco più di un mese dopo, siamo di nuovo lì. Con il capo di Azione che attacca l’ex compagno di partito: “Enrico, fare manifestazioni contro la manovra senza proporre un’alternativa è esattamente l’opposizione che la destra si augura di avere”. Dal Nazareno replicano diffondendo lo schema della contromanovra dem. “Avere proposte e organizzare una piazza non è antitetico” aggiungono. Va bene. Ma Conte? L’avvocato, raccontano dal M5S, trascorre la giornata a ragionare sulla “sua” piazza, quella sul reddito. Ma non si esclude una marcia, magari anche una riedizione della Perugia-Assisi che i grillini tenevano ogni anno proprio per invocare il Rdc. “Di certo Conte vuole un ampio coinvolgimento di forze sociali e politiche” spiegano. E arriva subito il parallelo con la piazza per la pace: “Come in quel caso, mira a sensibilizzare l’opinione pubblica nel segno della giustizia sociale, piuttosto che marcare una difesa d’ufficio di una riforma del Movimento”.
Non vuole intestarsi la piazza. Piuttosto una manifestazione allargata, in cui mostrarsi come collante delle varie anime del mondo progressista. Con il consueto obiettivo, drenare consensi da sinistra al Pd. Però deve tenere conto dell’iniziativa di Letta. “Diversi dei nostri la leggono come una risposta alla nostra piazza sul reddito” scandiscono dal Movimento. Molti, ma non Conte: almeno non ufficialmente. Ma il 17 ci sarà anche lui? “Vedremo”, rispondono i grillini, anche se l’idea di fondo è esserci. Sta di fatto che in serata sulle agenzie affiora il risentimento dem: “Calenda e Conte sembrano impegnati a combattere più il Pd che il governo…”. La riprova della sindrome di accerchiamento che aleggia sul Nazareno. Nonché lo specchio delle divisioni nel fu centrosinistra, su cui Meloni ieri ha messo facilmente l’accento: “Se vanno in piazza fanno il loro lavoro, però se non ricordo male Letta votò contro la prima versione del Reddito…”.
In questo scenario, il M5S ha presentato in Senato una mozione per rilanciare la sua proposta sul salario minimo a 9 euro l’ora, non esattamente la ricetta del Pd. Così al Fatto la capogruppo Barbara Floridia dice: “Speriamo che su questo punto convergano anche le altre forze di opposizione, soprattutto quelle che si dicono di sinistra.”. È un corpo a corpo su tutto, tra gli ex conviventi nell’ex campo largo. E a breve saranno ancora le armi a dilatare le differenze. La settimana prossima alla Camera si voterà anche sulla mozione del Movimento, in cui si chiede al governo di informare il Parlamento su un ulteriore invio di armamenti all’Ucraina e di lavorare a un negoziato.I dem dovrebbero rispondere con un proprio testo, anche per evitare lacerazioni interne. Ma in Aula saranno ore complicate. Sempre per loro, quelli del centrosinistra che non esiste eppure litiga.
