Luca Monticelli
La voce “energia” assorbe i due terzi delle risorse della manovra. Il governo conferma la proroga fino alla fine di marzo del mix di misure per famiglie e imprese già messe in campo da Mario Draghi, e in parte riproposte con il Decreto Aiuti quater che l’esecutivo di centrodestra ha varato dieci giorni fa. La tassa sugli extraprofitti sale al 35% e aumenta anche il credito d’imposta per le imprese. Viene rinnovato l’azzeramento degli oneri di sistema, l’aliquota Iva sul metano resta al 5% e il bonus sociale su gas e luce continuerà a sostenere i nuclei familiari che hanno un livello di Isee fino a 12 mila euro, soglia che cresce a 20 mila per le famiglie numerose.
Norme che secondo l’Arera, l’Autorità di regolazione dell’energia, hanno un impatto positivo su 30 milioni di utenze domestiche e sei milioni di piccole imprese, artigiani e commercianti. La lotta al caro bollette resta la priorità dell’esecutivo, anche se negli ultimi due mesi l’autunno caldo ha dato una mano al sistema energetico del Paese, garantendo un risparmio di oltre 3 miliardi di gas, quasi il 5% dei consumi annuali.
Credito d’imposta più alto
Nel pacchetto di misure sull’energia la novità più rilevante riguarda l’incremento del credito d’imposta per le imprese colpite dai rialzi delle forniture energetiche. Per le piccole aziende – come bar, ristoranti, negozi, laboratori e così via – l’agevolazione fiscale salirà dal 30 al 35%, mentre per le attività più grandi, quelle con contatori da 16,5 kW, l’aliquota passa dal 40 al 45%. Prorogata anche la possibilità di rateizzare fino a 36 mesi le bollette, a patto di non licenziare o delocalizzare.
Tassa sugli extra-profitti
Cambia l’imposta sui ricavi di cui hanno beneficiato i grandi gruppi dell’energia, a seguito della crisi sui mercati innescata dalla guerra in Ucraina. Il governo Draghi aveva istituito un’aliquota sugli extraprofitti prima del 10 e poi del 25%, che il 30 novembre dovrebbe assicurare un gettito di 5 miliardi, la metà di quanto preventivato. Adesso la tassa sugli extraprofitti viene alzata al 35% e non sarà misurata sul fatturato ma sugli utili, in linea con quanto accade per l’Ires. L’imposta dovrebbe durare fino al 31 luglio 2023.
Tetto sulle rinnovabili
Il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin annuncia una forma di price cap nazionale sui ricavi ottenuti dai produttori di energia elettrica da fonti rinnovabili, pari a 180 euro a megawattora. Questo, spiega il ministro, «significa mettere un tetto temporaneo, fino a giugno 2023, al prezzo dell’energia riconosciuta alle fonti rinnovabili, che naturalmente non hanno un onere eccessivo di costo per la produzione». Il prelievo all’impresa scatta proprio quando la quotazione di mercato dell’energia elettrica supera l’importo di 180 euro a Mwh.
Cala lo sconto sulla benzina
Nel mese di dicembre 2022 si riduce il taglio alle accise di benzina e gasolio. Lo sconto alla pompa passerà dagli attuali 30,5 centesimi al litro a 18,3 centesimi, ma non per gli autotrasportatori che godono di altri regimi. L’intervento manda su tutte le furie i consumatori. Per il Codacons «è una misura assurda che avrà effetti pesantissimi sulle tasche degli italiani. In primo luogo la riduzione del taglio delle accise provocherà un rialzo immediato dei prezzi alla pompa, e una maggior spesa di 146 euro annui a famiglia, ipotizzando due pieni mensili di carburante». Per l’Unione nazionale consumatori è «un atto da kamikaze, un suicidio politico. Il governo ha poche idee, ma confuse. Bisogna far scendere l’inflazione e che per farlo vanno ridotti i prezzi dei beni energetici». Attacca Mariastella Gelmini, portavoce di Azione: «Tagliare gli sconti sulla benzina è una follia».

