5 Stelle. L’ex premier chiama alla mobilitazione contro i tagli all’assegno: “Battaglia campale, non si può essere moderati”

Luca De Carolis

Sotto un soffitto che è una festa di affreschi, l’avvocato giura che per proteggere il Reddito di cittadinanza “è pronto a tutto, compreso organizzare piazze”. E proprio a una grande manifestazione, una piazza o una marcia, pensano Giuseppe Conte e il Movimento per difendere il loro totem, “la misura più di sinistra degli ultimi 30 anni” scandisce l’ex premier, lui che la parola sinistra la usa raramente. Si dice pronto “a dare battaglia” contro “un governo reazionario e disumano, staccato dalla realtà”. Anche nel lunedì sera in cui il centrodestra frena in parte sull’assalto al reddito. “Non possiamo essere moderati, dobbiamo essere radicali nelle proposte” assicura durante il “Cantiere delle idee”, convegno organizzato in Palazzo Giustiniani dalla vicepresidente del Senato, Mariolina Castellone.
Deve tirare dritto anche per stanare il Pd, l’ex alleato che a oggi è solo un vicino di casa da spolpare in termini di consensi, grazie anche a quel guazzabuglio del congresso dem. Però ufficialmente non lo dirà mai. “Il dialogo con il Pd continua, ma non ci faremo contaminare in principi e valori” sostiene al microfono. Anche infierendo: “Penso che nel campo progressista ci siano altri interpreti, il Pd ha perso un po’ la forza propulsiva dopo tanti anni di gestione del potere”. Mica come il M5S, teorizza di fatto l’ex premier, che mette in soffitta “l’era digital-populista di Casaleggio” per poi rivendicare: “Al nostro interno c’è stato un chiarimento definitivo, se siamo in buona salute è perché questo percorso faticoso lo abbiamo fatto”. Tradotto: i 5Stelle la fase costituente l’hanno vissuta. Ma la lotta a difesa del Reddito può essere una via per ritrovarsi con i dem? A convegno finito, Conte si prende qualche secondo prima di rispondere al Fatto: “Questa è una battaglia campale per una visione progressista e spero che il Pd si possa unire a noi, anche se comprendo il suo dibattito interno pure su un profilo identitario. Spero che tutte le forze che si definiscono progressiste convergano”. Fuori, c’è un Pd che non è mica ostile alla misura. Il deputato Matteo Orfini, contrario all’abbraccio con il M5S, lo dice così: “Tutto il Pd convergerà a difesa del Reddito, poi però va ricordato che per noi di sinistra il primo punto è l’emancipazione dei cittadini: quindi bisogna migliorare molto sulle politiche del lavoro”.
Di certo, i rapporti tra gli ex giallorosa proseguono, sotto traccia. Ma sono difficili, anche in chiave Regionali. Innanzitutto nel Lazio, dove il Movimento andrà senza i dem. Ieri Paola Taverna e il capogruppo alla Camera, Francesco Silvestri, hanno incontrato nella sede romana del M5S i rappresentanti dell’Alleanza di Verdi e Sinistra e di varie associazioni e potenziali liste, compresa Comitato 2050, quella di Stefano Fassina. L’idea sarebbe quella di una coalizione molto rossa, nel nome del no all’inceneritore di Roma, fortissimamente voluto dai dem. Non a caso Conte riapre la ferita: “Un partito che propone di costruire un inceneritore da 600 mila tonnellate è una forza conservatrice della peggior specie”. Un morso che provoca la risposta del sindaco, Roberto Gualtieri: “Basta demagogia, conservatore è mandare i nostri rifiuti nelle discariche di tutta Italia e nei termovalorizzatori d’Europa”. Certo, poi c’è anche la Lombardia, dove il candidato del Pd Majorino lo vorrebbe, eccome, un accordo con il Movimento. “Dovevamo trovare assieme un candidato terzo, il Pd ha fatto un fuga in avanti” commenta ombroso un big grillino. Ma il filo con gli ex alleati, seppur sottile, c’è ancora: perché in Regione M5S e dem sono entrambi all’opposizione, e soprattutto perché al M5S converrebbe dimostrare di non essere contrario a prescindere ad intese con il Pd.
Per questo il Movimento dovrebbe rilanciare proponendo a tutti i partiti dei punti di programma, su cui si attende la contro-risposta dem. Sullo sfondo, la partita delle commissioni bicamerali in Parlamento. “Il Copasir andrà al dem Lorenzo Guerini, ormai è chiaro” ammettono fonti del M5S. Come a dire che il veto di Conte non può tenere. Adesso la preoccupazione per i 5Stelle è quella di riuscire a ottenere la guida della Vigilanza Rai, che vorrebbero per Riccardo Ricciardi. “Ma Matteo Renzi continua a tessere la tela con Forza Italia e il centrodestra, si rischia” ammettono i grillini. Sanno che Maria Elena Boschi resta in piena corsa per quella poltrona. E lo sanno anche tanti dem: che in silenzio attendono gli eventi.