PRESENTATO A ROMA IL PROGRAMMA DI GOVERNO. RAGGI SI RIAVVICINA AL LEADER: “SCELTE CONVINCENTI”

Federico Capurso
Roma
In maniche di camicia, scarpe da ginnastica e senza pochette, Giuseppe Conte si è visto di rado. Anche questo, forse, è un segno della metamorfosi che sempre più spinge i grillini a sinistra. Il leader del Movimento sale sul palco dell’auditorium della Conciliazione, a Roma, per presentare il programma di governo dei Cinque stelle e trova davanti a sé una sala piena. Circa 1500 persone, tra attivisti, elettori e parlamentari: «Un mese fa, la stessa sala sarebbe stata semivuota – ammettono tanti eletti M5S –, ora invece c’è entusiasmo».
Persino l’ex sindaca di Roma Virginia Raggi, spesso critica nei confronti dell’ex premier, adesso dice a La Stampa di sentirsi parte della nuova stagione contiana e «convinta del programma, mi sembra molto denso, ci sono tanti temi che abbiamo portato avanti negli scorsi anni». Niente da dire nemmeno sui candidati: «Conte ha scelto delle persone che mi sembrano molto competenti, adesso incrociamo le dita per il rush finale». Si respira ottimismo, i sondaggi aiutano, così come il ritorno del vecchio slogan «contro tutto e tutti», che Conte ripete più volte dal palco, quasi a cercare l’ovazione della platea. Come sul capitolo armi, che torna a infiammarsi a due settimane dal voto: «Siamo l’unica forza politica contro il riarmo», rivendica. E lancia una sfida al governo, che «nei suoi ultimi istanti di vita istituzionale trova il tempo, la prossima settimana, di portare in commissione alla Camera dei decreti per 10 miliardi di maggiori investimenti militari. Il Movimento 5 stelle – promette – bloccherà questa strada». Il tema delle spese militari, come già in passato, fa infuriare il Pd. È il deputato Enrico Borghi a ribattere a muso duro al leader M5S: «Oggi sale sulle barricate in nome del pacifismo antimilitarista. Ieri, da capo del governo, votò e fece votare l’istituzione del Fondo investimenti Difesa». Ex alleati, nuovi avversari. Quasi nemici. «Letta ha detto che supereranno il Jobs act – ricorda Conte con un sorriso velenoso –. Non si è accorto che nel 2018 lo abbiamo superato noi con il decreto Dignità. Ma era a Parigi». Certo, Conte dimentica che il decreto Dignità era di Luigi Di Maio. Ma l’obiettivo è rubare voti al Pd. Dare meriti o meno a Di Maio è superfluo, nelle strategie elettorali grilline. Così l’ex premier accarezza l’elettorato di sinistra ricordando l’europarlamentare David Sassoli, «una persona per bene, che va applaudito». Celebra anche Angelo Vassallo, «il sindaco pescatore, ucciso dalla mafia e dimenticato dal Pd». Non a caso suo fratello, oggi, è nelle liste Cinque stelle e sale sul palco per presentare la sua candidatura, prima dell’ex magistrato Cafiero De Raho. Dopo di loro è il turno di alcuni big contiani, dalla capogruppo in Senato Mariolina Castellone all’ex sindaca di Torino Chiara Appendino. Si parla di innovazione, scuola, diritti, Conte difende il cashback fiscale, il superbonus, rilancia il salario minimo a 9 euro l’ora e la riduzione dell’orario lavorativo a parità di salario. E prima di far salire tutti i parlamentari sul palco al suo fianco per un saluto finale, arringa la folla seduta in poltrona: «Avete notato che si inizia ad annusare il profumo delle larghe intese?». Fischi. «Noi lo abbiamo fatto una volta per uscire dalla pandemia, ma stavolta non ci saremo». Facili applausi.
«È la giornata dell’orgoglio grillino», commentano da sotto il palco gli attivisti, in fila per un selfie con Paola Taverna, Alfonso Bonafede, Appendino e gli altri big presenti in sala. Ma è soprattutto la giornata dell’incoronazione di Conte di fronte al suo elettorato. Il bagno di folla che la pandemia gli aveva finora negato. È sempre di più il suo partito. Fuori al banchetto del merchandising, la maglietta che va più a ruba recita: «Questo Movimento non lavora con il favore delle tenebre», parafrasi che ricorda i giorni della pandemia e di palazzo Chigi. Insomma, che ricorda Conte. —