L’INTERVISTA 

L’ESULE – “Il presidente ha nascosto l’operazione militare soprattutto al ministero dell’Economia e alle banche, arrivate impreparate alla catastrofe finanziaria che si è abbattuta sulla Federazione” DI MICHELA A.G. IACCARINO16 MARZO 2022

“Nessuno al Cremlino sapeva che la guerra era imminente. Anzi, veramente nessuna delle autorità la credeva nemmeno possibile. Putin non aveva avvertito nessuno perché nessuno, ai vertici russi, era d’accordo con la sua scelta”. Per Vladimir Osechkin, dissidente russo che da anni vive in esilio a Parigi, solo una cerchia ristrettissima di fedeli sapeva quello che sarebbe successo il 24 febbraio scorso, quando Putin ha annunciato “l’operazione speciale” contro Kiev. “Putin temeva e teme un’insurrezione interna, non si fida più di nessuno, nemmeno di quelli la cui lealtà, in questi anni, ha acquistato con budget che erano destinati alla popolazione russa. Pochi si rendono conto che assistiamo all’agonia del suo regime”. Le tesi dell’oppositore sono sostenute dalle informazioni contenute in alcune “lettere” di un whistleblower dei servizi segreti russi, report indirizzati alla sua associazione Gulagu.net, ritenuti credibili e pubblicati dalla stampa internazionale.

C’è una guerra anche a Mosca, dove a cadere non sono soldati di leva e carristi, ma vertici spinti giù dalla torre del loro potere da quando è iniziato il conflitto in Ucraina: agli arresti domiciliari adesso c’è il capo del servizio di spionaggio estero dell’Fsb, Sergey Beseda, e il vice, Anatoly Bolukh.

In corso, tra i dipartimenti del Fsb, servizi segreti russi, Dvkr, controspionaggio e Stato maggiore delle Forze armate, c’è una praverka, un controllo incrociato: i servizi vivono ora in un clima di totale sfiducia, non si fidano più l’uno dell’altro. Si cerca anche un informatore che riferisce a Kiev degli spostamenti delle colonne dei carri armati di Mosca. Putin ha nascosto l’operazione militare soprattutto al ministero dell’Economia e alle banche, arrivate impreparate alla catastrofe finanziaria che si è abbattuta sulla Federazione. Stiamo assistendo a una scissione profonda all’interno del regime di Putin, non solo tra i vertici che si sentono ingannati. C’è una crisi anche nei bassi ranghi dell’esercito e della Guardia nazionale: i soldati sono stati educati anche psicologicamente secondo una dottrina difensiva, non offensiva, della patria. Oggi migliaia di persone devono scegliere tra il disertare e la prigione, oppure obbedire a ordini che ritengono criminali: aggredire un popolo da sempre fratello per i russi. Putin ha ucciso centinaia di ucraini, ma anche centinaia di russi, lanciando il Paese in guerra.

I russi avanzano sul terreno, ma la guerra di Putin è già persa?

Alcuni analisti dei servizi hanno mentito nei report, hanno fatto eco alla loro stessa propaganda secondo cui gli ucraini li avrebbero accolti “con pane e sale”, come quando arrivano gli ospiti. Nemmeno al 21° giorno di guerra esistono memorandum attendibili su valutazioni e costi economici del conflitto. Uno dei sostenitori della guerra è il ministro della Difesa Serghey Shoigu; nel suo dipartimento, secondo le informazioni del whistleblower, ci sono ammanchi di miliardi di rubli dalle casse del suo stesso esercito. Quando alcuni responsabili sono stati rintracciati, per paura che il ministero subisse le confische, ha frenato i procedimenti legali.

Alcune delle informazioni della sua “talpa” tornano su un tema controverso: le ipotetiche patologie del presidente russo.

Quei tavoli lunghi 20 metri dove incontra persone che ormai teme possano defenestrarlo forse ne sono la prova.

Migliaia di russi, in queste settimane, hanno lasciato il Paese: è possibile che comincino a farlo anche i militari?

Ho notizia di alcune fughe verso l’Europa.