giò barbera
Albenga
Il Santa Maria di Misercordia di Albenga non avrà il pronto soccorso. Spiazzati dal governatore Giovanni Toti che ha spento ogni speranza, amministratori e comitati cittadini sono pronti a scendere in piazza e dichiarare guerra alla Regione. Gli striscioni apparsi sulla facciata del Comune, durante la riunione della Commissione Sanità, annunciano venti di guerra da parte dei «Cittadini Stanchi», gruppo da sempre sensibile al tema della sanità pronti a raccogliere le firme tra gli albenganesi: «I voti li hai presi veri, pretendiamo un ospedale vero», «No alla privatizzazione» e ancora «Avete impiccato la sanità».
«Non solo chiediamo l’apertura del pronto soccorso chiuso dal 2012, ma di ripristinare tutti quei reparti e sevizi che il centrosinistra in regione aveva eliminato nel governo dal 2010 al 2015», dice il loro portavoce Angelo Pallaro pronto a dare fuoco alle polveri. Ma contro Toti arriverà «fuoco amico» anche dagli alleati. A cominciare dal capogruppo di Forza Italia Eraldo Ciangherotti: «Toti torni sui suoi passi. Diversamente sarà una guerra tra campanili e noi d’Albenga assicuriamo sin d’ora che saremo dei grandi combattenti perché il nostro ospedale ci appartiene, è nel nostro Dna e non consentiremo neppure alla nostra coalizione di affossare una realtà così importante. In piazza o raccogliendo firme convinceremo Toti a fare marcia indietro».
Non è morbido nemmeno l’intervento del sindaco Riccardo Tomatis che, nel corso della Commissione Sanità, sperava in un atteggiamento più possibilista di Toti: «Non è un atteggiamento di campanile. Difendiamo il nostro territorio perché riteniamo che oggi l’offerta sanitaria nel comprensorio di Albenga non è per niente adeguata. Chiunque ha avuto necessità di ricevere assistenza medica urgente si è reso conto che la situazione già oggi è difficile e che tra pochi mesi (con l’estate e l’aumento delle presenze e del traffico su strade e autostrade) diventerà inaccettabile. Albenga e Santa Corona possono essere complementari, ma per le caratteristiche del territorio nel quale viviamo il Santa Maria di Misericordia deve poter dare una risposta alle emergenze sanitarie attraverso un pronto soccorso attivo e funzionante».
«Toti non vuole il pronto soccorso anche se un ampia fetta di territorio lo chiede con forza. Ma lui non nemmeno la minoranza di Albenga e tutto il centrodestra che lo ha sostenuto ed ha contribuito alla sua rielezione, e forse oggi se ne pente. Il sindaco Tomatis – sottolinea il segretario cittadino del Pd Ivano Mallarini – ha cercato un dialogo e invece il governatore ha voluto far passare il messaggio che l’ospedale di Albenga tutto sommato così com’è va già bene. Non è per nulla chiaro il progetto di ospedale che la Regione ed Alisa vogliono mettere in piedi, se esiste, ma un solo punto è chiarissimo: Albenga non avrà il pronto soccorso e di conseguenza tutti i potenziamenti necessari».
Ed è pronto alla guerra il consigliere comunale di Alassio Volta Pagina Jan Casella: « E’ finito il tempo di subire, è il momento di pretendere un ospedale efficiente. E’ giunta l’ora di scendere in piazza, ad Albenga e a Genova. Le affermazioni di Toti sono di una gravità inaudita. Dopo anni di vane promesse e di scarica barile, di politici di centrodestra del comprensorio che dicono l’esatto contrario dei propri compagni di partito in Regione (e viceversa), il rifiuto di aprire il pronto soccorso non è accettabile. Il Santa Maria di Misericordia deve essere potenziato con gli adeguati reparti che ne permettano l’esistenza e il pieno funzionamento del pronto soccorso h24, proprio come ci promettono dal 2015. Forse Toti non conosce i tempi di percorrenza sulle strade e autostrade. Non ha idea della crescita vertiginosa della presenza di persone nel nostro comprensorio nel periodo estivo. La sanità ponentina è in forte sofferenza e si regge in piedi esclusivamente grazie agli straordinari sforzi del sempre più esiguo personale ospedaliero e sulle pubbliche assistenze. Tutti gli amministratori del comprensorio ingauno, devono mobilitarsi in maniera decisa e unitaria, coinvolgendo associazioni e cittadini». —
