
Federico Capurso
Ilario Lombardo
Roma
Se c’è qualcosa che Luigi Di Maio sa fare meglio di qualunque altro grillino è tessere una rete di relazioni e, quando serve, usarla. Così, mentre Giuseppe Conte affronta la guerra interna restando in attesa, il ministro degli Esteri si muove, cerca alleati e mostra il suo peso dentro e fuori il Movimento. Si confronta con Virginia Raggi, telefona a Chiara Appendino – le due donne simbolo del M5S – e nella giornata in cui Conte torna ad accusare di Di Maio di aver bruciato il nome di Elisabetta Belloni per il Quirinale, l’accusato pranza proprio con la direttrice del Dis. È la stessa Belloni ad attestare «un’amicizia sempre più solida» con il ministro grillino: «Sempre leale», assicura. E la foto dei due, plasticamente, accartoccia la tesi dell’ex premier, che però non reagisce. Lo fanno i renziani: «Non è logico che un dirigente dei servizi possa permettersi di giudicare un politico. Siamo all’assurdo». Ma dalle parti della Farnesina fanno spallucce e incassano con un sorriso la prima vittoria.
Dove porterà lo scontro, ad oggi, non è chiaro nemmeno ai due contendenti. Di Maio ha sofferto gli attacchi subiti in questi giorni, ascolta le sirene che suonano per lui dai partiti di centro, ma non vorrebbe lasciare il Movimento. Andarsene è un’opzione, certo, ma non è l’unica. Ieri ne ha parlato a lungo con Raggi. L’ex sindaca di Roma è da tempo insofferente: «Mi sento messa in panchina», si lamenta, come ha avuto modo di far sapere, nelle ultime settimane, ad alcuni deputati e senatori M5S. Le stanno stretti i ruoli di consigliera comunale e di membro del comitato di garanzia pentastellato, perché «il 20 per cento di consensi che ho preso a Roma ha un valore e Conte lo sta buttando al macero». Di Maio, dall’altra parte, sa ascoltare. Specie se ha di fronte la donna più amata dai social grillini, mai entrata in sintonia con Conte. Raggi e Di Maio, in tandem, potrebbero quindi riprendere in mano il partito: questo è il piano. «Dopo il fallimento del Quirinale, Conte si schianterà in primavera alle amministrative e forse anche sui referendum», è il ragionamento fatto del ministro degli Esteri. In quel momento Raggi potrebbe emergere come nuova leader carismatica, mentre Di Maio – che nella base ha perso gran parte del suo appeal – consoliderebbe dietro le quinte il suo potere. Un progetto che, secondo il ministro, grazie all’ascendente di Raggi su Beppe Grillo, potrebbe anche incassare il fondamentale via libera del fondatore. In questo modo, Di Maio tornerebbe ad avere un peso nella composizione delle liste delle prossime elezioni politiche, vero motivo scatenante della guerra con Conte. E avrebbe un’arma in più per superare la regola che impone un limite di due legislature ai parlamentari. Chi può archiviarla meglio di Raggi, che ha già ottenuto una deroga per ricandidarsi una terza volta a Roma? Per farlo, serve però tempo. Dunque, una tregua. Ci sta lavorando il capogruppo alla Camera Davide Crippa, che ha assunto in questi giorni una posizione neutrale, da mediatore. Conte, dall’altra parte, non si muove: una scelta rischiosa, di fronte all’attivismo di Di Maio. L’espulsione resta una delle carte sul tavolo del leader. Qualora arrivasse, il ministro degli Esteri potrebbe trovare un porto sicuro nei partiti più moderati di centrodestra, come Coraggio Italia, del sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, e Cambiamo, del presidente della Liguria Giovanni Toti. «Saremmo disponibili ad accogliere una componente dimaiana nel polo di centro», dice il deputato di Ci, Emilio Carelli. Un polo nel quale potrebbe confluire anche la parte moderata di Forza Italia. Sono infatti diventati quasi quotidiani, in questi giorni, i contatti con il braccio destro di Silvio Berlusconi, Fedele Confalonieri, e con il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta. Si formerebbe così il partito dei più limpidi supporter di Mario Draghi. Raggi probabilmente lo seguirebbe. Appendino certamente no, perché considera il Movimento come la sua casa. Quanti altri del Movimento? Una domanda che inizia a farsi anche Conte. —
