BERLUSCONI AL QUIRINALE? NO, GRAZIE

NAZARENO ADDIO – Trentaduesima puntata. Silvio e Matteo scrivono assieme le schiforme, ma rompono sul Colle. Uno vuole Amato, l’altro elegge Mattarella DI MARCO TRAVAGLIO 12 GENNAIO 2022
2014, 18 luglio. Berlusconi viene assolto in appello (come poi in Cassazione) al processo Ruby, anche perché la legge Severino del 2012 ha modificato il reato di concussione per induzione (senza violenza o minacce) in “induzione indebita”: per quest’accusa, “il fatto non sussiste”; per la prostituzione minorile, “il fatto non costituisce reato”. La sentenza chiarirà che nella villa di Arcore “ci fu prostituzione”, ma non è abbastanza provato che Berlusconi sapesse che Ruby era minorenne quando ci fece sesso a pagamento. E le telefonate al capo di gabinetto della Questura Pietro Ostuni per far rilasciare illegalmente Ruby non sono più reato, perché non produssero un “vantaggio indebito” anche per l’“indotto” (all’epoca “concusso”) Ostuni.
18 dicembre. Rieletto appena un anno e mezzo prima, Napolitano annuncia “l’imminente conclusione del mio mandato presidenziale”. Per il successore, si voterà a fine gennaio.
24 dicembre. Una manina molto vicina a Renzi infila un codicillo “salva Berlusconi” di cinque righe nel decreto attuativo della Delega fiscale: prevede la non punibilità per le evasioni e le frodi fiscali “non superiori al 3% dell’imponibile dichiarato”. In pratica, ogni miliardo di reddito, si possono evadere o frodare fino a 30 milioni. Un colpo di spugna per i delitti fiscali futuri, ma anche – in base al favor rei – passati. Inclusi quelli per cui l’ex premier è stato condannato, interdetto dai pubblici uffici ed espulso dal Senato: le sue due frodi sopravvissute alla prescrizione sono di 4,9 milioni nel 2002 e di 2,4 nel 2003 e corrispondono rispettivamente all’1,2% e allo 0,7% dell’imponibile: entrambe al di sotto della nuova soglia di impunità del 3%. Così Berlusconi può ottenere un “incidente di esecuzione” dal Tribunale e la cancellazione ex post della sua sentenza di condanna, non solo finendo anzitempo i servizi sociali, ma anche e soprattutto tornando senatore, eleggibile e incensurato. Il Patto del Nazareno, in vista del voto sul Quirinale, funziona a meraviglia.
2015, 4 gennaio. Il Fatto e Libero scoprono il Salva-Berlusconi. Renzi prova a difenderlo e a rivendicarlo, poi è costretto dalle polemiche ad annunciare che sarà riesaminato. Lo cancellerà in primavera, dopo i voti sul Colle e l’Italicum: per ora FI gli serve.
14 gennaio. Napolitano si dimette da presidente.
27 gennaio. Il Senato approva l’Italicum, ma 24 deputati Pd non lo votano, contro i capilista bloccati. Renzi si salva grazie a FI.
31 gennaio. Sergio Mattarella viene eletto presidente della Repubblica al quarto scrutinio con 665 voti (Pd, Scelta Civica, Ncd e centristi vari). Il centrodestra non lo appoggia. Berlusconi, furioso per non essere stato coinvolto, annuncia la fine del Patto del Nazareno: a suo dire, l’accordo con Renzi prevedeva un capo dello Stato “condiviso” (con lui), tipo il solito Giuliano Amato che (dirà lui) “mi aveva promesso la grazia per Dell’Utri”. Nei mesi seguenti si vendicherà per il “tradimento” del suo pupillo schierandosi contro l’Italicum e la controriforma costituzionale, che ha contribuito a scrivere. Ma il governo Renzi non ha nulla da temere: continua a regalare favori alle sue aziende, che ne beneficiano con ottimi risultati in Borsa; e l’amico Denis Verdini crea il gruppo Ala con una pattuglia di berlusconiani al servizio del premier.
8 marzo. Finiti i servizi sociali, Berlusconi riacquista la piena libertà, ma fino al 2019 è incandidabile per la Severino.
28 maggio. La Cassazione deposita le motivazioni della sentenza Ruby: posto che non è abbastanza provato che sapesse della minore età di Ruby e che le sue pressioni su Ostuni non furono una costrizione, è “data per acquisita la prova certa che, presso la residenza di Arcore di Berlusconi e nell’arco temporale di cui alla contestazione (14 febbraio-2 maggio 2010), vi fu esercizio di attività prostitutiva che coinvolse anche Karima El Mahroug”.
5 giugno. Berlusconi vende il 48% del Milan al misterioso broker thailandese Bee Taechaubol, garantito da Ads Securities (famiglia reale di Abu Dhabi), da China Citic Bank (governo cinese) e dal fondo d’investimento Doyen.
8 luglio. Il Tribunale di Napoli condanna Berlusconi col faccendiere Lavitola a tre anni per aver corrotto con 3 milioni il senatore De Gregorio.
3 ottobre. La berlusconiana Mondadori acquista da Rcs la Rizzoli Libri per 127,5 milioni e crea la più spaventosa concentrazione mai vista nel mercato editoriale. L’Antitrust dorme.
22 ottobre. Al congresso del Ppe a Madrid, Berlusconi fa la pace con la Merkel dopo anni di attacchi alla cancelliera per la caduta del suo terzo governo e per le indiscrezioni sul soprannome che all’epoca le avrebbe affibbiato (“culona inchiavabile”): “Abbiamo chiarito tutto, ma Angela sapeva già che quella frase offensiva era completamente inventata”. Peccato che i suoi giornali l’abbiano chiamata così per quattro anni. Ma ora deve accreditarsi in Europa come baluardo del centrodestra italiano contro i “populisti” e “sovranisti” Salvini e Meloni, peraltro suoi alleati.
19 novembre. La Procura di Milano chiede il rinvio a giudizio per Berlusconi e altri 30 imputati per corruzione giudiziaria nel processo Ruby-ter.
2016, 29 aprile. Il gup di Milano accoglie la richiesta di Ghedini e spacchetta in 7 dibattimenti in altrettante sedi diverse il Ruby ter. Il principale resta a Milano a carico di Berlusconi e 23 imputati. Gli altri 6 traslocano altrove: l’ex premier sarà processato a Roma per aver corrotto Mariano Apicella; a Monza per i soldi alle showgirl Elisa Toti e Aris Espinosa; a Pescara per l’ex “meteorina” Miriam Loddo; a Treviso per Giovanna Rigato, ex del Grande Fratello; a Siena per il pianista Danilo Mariani; a Torino per la soubrette Roberta Bonasia. In seguito i processi torneranno a Milano, tranne quelli di Roma e Siena.
5-20 giugno. Elezioni comunali, il centrodestra perde tutte le grandi città: vincono le 5Stelle Raggi e Appendino a Roma e Torino, l’ex pm De Magistris a Napoli e i dem Sala e Merola a Milano e Bologna.
7 giugno. Spossato dalla campagna elettorale, Berlusconi è ricoverato d’urgenza al San Raffaele per una grave insufficienza cardiaca e operato per cinque ore con la sostituzione della valvola aortica (dieci anni prima gli era stato installato un bypass coronarico).
4 dicembre. Renzi straperde il referendum costituzionale e lascia il governo (ma non la politica). Il nuovo premier è Paolo Gentiloni, in ottimi rapporti con Confalonieri: da ministro delle Comunicazioni del Prodi-2 non ha fatto nulla contro il monopolio Mediaset.
12 dicembre. Si rompe anche l’idillio fra Berlusconi e il finanziere francese Vincent Bolloré, patron di Vivendi e azionista al 24% di Telecom, che ad aprile ha rilevato Mediaset Premium e ora annuncia una scalata ostile al gruppo Mediaset, puntando al 30%. Ma fallirà.
