Manovre contro Draghi. Tornano le correnti. Ora anche Bettini molla il premier e Franceschini si muove. Nel M5S Conte pensa a una donna

28 DICEMBRE 2021
L’aveva detto per primo nel Pd Goffredo Bettini che Mario Draghi era un’ipotesi possibile per il Quirinale. E ieri, in maniera esplicita, crea le condizioni per affondare la sua candidatura in un intervento sul Foglio in cui vagheggia una figura alternativa con una “caratura politica”. I suoi esegeti ufficiali raccontano che parla di Dario Franceschini o di Pier Ferdinando Casini. Ma chi nel Pd è pronto a utilizzarlo per mettere in discussione l’autocandidatura del premier al Colle guarda a Giuliano Amato.
Il Dottor Sottile non dispiacerebbe neanche a Enrico Letta. Il quale, pur se definisce un “posizionamento personale” quello espresso da Bettini, sa che le correnti dem sono pronte a riprendere vigore, l’un contro l’altra armata. E le sue personali quotazioni di Draghi, finora apparsa la scelta numero uno, sembrano in calo. D’altra parte sono le giornate della tattica, della pretattica, dei bluff, dei giochi incrociati. “Io e Dario Franceschini ci ritroveremo in prima fila ad applaudire l’elezione di Draghi al Quirinale”. La battuta, fatta con alcuni parlamentari, è di Casini. Tanto per chiarire quali sono gli umori che accompagnano lui e il ministro della Cultura verso il voto per il presidente della Repubblica. Entrambi quirinabili, entrambi con qualche chance, almeno sulla carta (più Casini che Franceschini), entrambi utilizzati più che altro come elemento di trattativa per condizionare il percorso che il premier si è disegnato per andare al Colle. Bettini al Foglio indicava come “via possibile”, uno “scatto di volontà dei più importanti leader politici italiani per indicare una soluzione diversa da quella di Draghi”. In nome di una figura, però, non “scolorita”, ma che abbia una “caratura politica”.
Per quella parte dei dem vicina a Giuseppe Conte, il premier con le nomine Rai si è inimicato l’Avvocato, al punto da vedersi sbarrata anche da loro la via del Colle. Senza contare che serve il ritorno della politica e non il suo commissariamento. Per questo, si tornano a fare i nomi di Franceschini e Casini. Sul primo, stanno effettivamente lavorando i suoi: non tanto perché il ministro ci creda davvero, ma per poter mettere sul piatto un pacchetto di voti con i quali trattare. Per un altro candidato. Eventualmente per il post-Draghi, nel caso il premier andasse al Colle. Stessa questione, la candidatura di Casini, sostenuta in primis da Matteo Renzi, magari insieme a Matteo Salvini (fatta salva l’attesa per il ritiro di Silvio Berlusconi).
Lo stesso Renzi, però, continua a fare un gioco di poker. E dopo aver detto che non è necessario che il presidente venga eletto con i voti della stessa maggioranza che sostiene il governo, adesso sarebbe pronto a cambiare schema. I suoi raccontano che la prossima mossa sarà quella di lanciare Draghi. Sempre dopo che Berlusconi si sarà ritirato e trattando per il dopo, con un patto che tenga insieme Quirinale e governo. D’altra parte, il leader di Iv ha un unico obiettivo: fare da ago della bilancia, senza diventare del tutto irrilevante. E con i partiti che osteggiano l’ex Bce è proprio appoggiandolo che può provare a riuscire nel suo gioco. Intanto molti nel Pd scommettono su Amato. È su di lui che potrebbero convergere i voti dei franceschiniani. Potrebbero votarlo gli orlandiani, sostenuti anche dal vice segretario dem, Peppe Provenzano, che non disdegna affatto l’ipotesi.
Per restare nel campo giallorosa, anche Massimo D’Alema e Roberto Speranza guarderebbero a questa soluzione. Mentre ieri è stata una giornata di intensi colloqui in casa 5Stelle. Giuseppe Conte ufficialmente parla di una donna, in realtà è alla ricerca di una candidatura da portare avanti, anche insieme al centrodestra. Diversa da Draghi. Da trovare sempre una volta che B. si sia tirato indietro. Mentre persino qualcuno in casa M5S non disdegna Amato. Difficile però che per i Cinquestelle sia meglio lui che il premier. E così si torna al punto di partenza.
