
federico capurso
roma
È la notte tra il 23 e il 24 dicembre e le luci di palazzo Madama sono ancora accese. In Aula si sta votando la manovra, ma l’animo dei senatori è disteso: sanno che il voto finale non riserverà sorprese e che ci si può abbandonare, quindi, un po’ in chiacchiere e un po’ in auguri. Capita così che anche Matteo Renzi e Matteo Salvini si incrocino sotto i banchi della presidenza e che da un semplice saluto nasca una conversazione fitta, di oltre mezz’ora, immortalata da uno smartphone. Faccia a faccia, entrambi con le braccia incrociate sul petto, sulla difensiva, pochi sorrisi e molte questioni serie da affrontare.D’altronde, i due Matteo non sono mai stati così vicini come in questi ultimi mesi, nonostante si fidino poco l’uno dell’altro. Si sono trovati allineati sui singoli provvedimenti di governo, così come intorno all’idea che per il Quirinale siano possibili altre soluzioni rispetto a quella di Mario Draghi.Per Salvini, il trasloco del premier al Colle rafforzerebbe inevitabilmente la posizione nella Lega di Giancarlo Giorgetti, che vanta un rapporto privilegiato con Draghi e che ormai da tempo sembra distante dalle idee del suo leader. Renzi invece non guarda di buon occhio la maggioranza larga che si formerebbe intorno all’attuale presidente del Consiglio perché sancirebbe, di fatto, l’irrilevanza dei suoi voti al momento della conta, mentre il leader di Italia viva vorrebbe essere il king maker di questa elezione, come lo era stato per quella di Sergio Mattarella.E poi c’è l’ostacolo “Silvio Berlusconi” da superare. Salvini gli ha garantito lealtà, ma i voti del centrodestra non bastano e servirebbero quelli di Italia viva. Il numero due dei renziani, Ettore Rosato, esclude però un appoggio: «Non lo voteremo». La paura dello sfaldamento di Iv, con l’addio delle sue anime di sinistra in caso di appoggio al Cav, è la stessa che sta frenando le trattative per la costruzione di un partito unico di centro con Giovanni Toti, Luigi Brugnaro e Gaetano Quagliariello. Sul progetto, spiega un deputato renziano, «si allunga l’ombra leghista». Un’ombra che non si schiarisce con un semplice augurio di buone feste e che avrà bisogno di altre chiacchierate. —
