alla camera il testo arriva blindato, la commissione finanze non si esprime per protesta. il voto atteso entro giovedì

PAOLO BARONI
ROMA
La riforma dell’Irpef, col passaggio da 5 a 4 aliquote, la revisione degli scaglioni e delle detrazioni, a partire dal 1° gennaio porterà a una riduzione media di prelievo di 264 euro per circa 27,8 milioni di contribuenti. I vantaggi maggiori andranno però ai redditi medio alti, quelli tra i 42 mila e i 54 mila, che in media dovranno versare all’erario 765 euro in meno. Per altri 14,5 milioni di contribuenti la manovra sulle aliquote non avrà alcun impatto, mentre produrrà incremento di imposta per circa 372.000 individui (188 euro in media).Il calcolo arriva dall’Ufficio parlamentare di Bilancio che in uno studio sottolinea come per circa metà della platea complessiva dei contribuenti il beneficio sarà inferiore a 185 euro, mentre un contribuente su 8 ne avrà più di 500.La fascia più benestante (3,3% del totale) avrà il 14,1% delle risorse (1 miliardo su 7): si tratta dei contribuenti che non beneficiavano del « bonus Renzi» da 80 euro, che si esauriva completamente sopra i 40 mila euro di reddito, e che in parte beneficia della riduzione dell’aliquota dal 38% al 35% (fino a 50 mila euro, mentre tra 50 e 55 mila si passa direttamente al 43%). Di fatto, sottolinea lo studio dell’Upb, i dirigenti avranno una riduzione delle imposte di 368 euro, oltre il doppio di quella media degli operai (162 euro), mentre gli impiegati ne risparmieranno 266.Il ridisegno delle aliquote assorbe circa il 79% delle risorse distribuite con la manovra (5,8 miliardi). Il restante 21% (1,5 miliardi) è egualmente ripartito tra il ridisegno delle detrazioni per il lavoro dipendente e quello a favore di pensionati e autonomi. Secondo l’Upb il 20% delle famiglie più povere è «sostanzialmente escluso» dai benefici della riforma per effetto dell’incapienza fiscale. In pratica il 50% dei nuclei in condizione economica meno favorevole «beneficia di circa un quarto delle risorse complessive (circa 1,9 miliardi), mentre il 10% più ricco ne ottiene più di un quinto delle risorse (1,6 miliardi)».Per la Uil queste stime «sbugiardano» la riforma fiscale varata dal Governo e confermano l’analisi del sindacato «sulla iniquità ed inefficacia dell’intervento». «L”85% dei lavoratori e pensionati riceve solo qualche briciola, afferma il segretario confederale Domenico Proietti annunciando che per questo la Uil «continuerà nella sua battaglia per un reale taglio delle tasse a lavoratori dipendenti e pensionati».Ieri pomeriggio, intanto, alla Camera è iniziato l’esame della manovra arrivata dal Senato praticamente blindata. E sono state subito scintille: la presidente della Commissione Lavoro, Romina Mura del Pd, ha infatti scritto al presidente Fico per lamentarsi dell’eccessiva compressione dei tempi. La Commissione Finanze, addirittura, ha rinunciato ad esprimere il suo parere. «Il rispetto delle istituzioni e verso sei mesi di lavoro che questa stessa commissione ha svolto per preparare il terreno alla riforma fiscale, ci impone di rispondere semplicemente “no, grazie” quando ci si chiede di esprimerci in poche ore su un provvedimento del genere» ha denunciato il presidente Luigi Marattin di Italia Viva.Nonostante tutto questo, dopo il passaggio in Commissione Bilancio, il testo oggi pomeriggio approderà in aula, quindi il governo porrà la questione di fiducia che andrà votata domani a distanza di 24 ore facendo piazza pulita dei 400 emendamenti delle opposizioni. Poi ci saranno gli ordini del giorno, a questo punto ultima valvola di sfogo dei deputati, ed a seconda del loro numero il voto finale potrebbe esserci il 30 oppure slittare al 31. —
