Nei guai il cda dell’azienda fino al 2016
Stralciate le posizioni di Garassini e Debenedetti

il caso

Giovanni Ciolina

savona

L’inchiesta sulla presunta bancarotta fraudolenta di Ata, la municipalizzata della raccolta e smaltimento rifiuti e in concordato preventivo, è giunta al primo passo importante. Il procuratore Ubaldo Pelosi ha infatti inviato l’avviso di conclusione indagini ad otto persone, mentre ha stralciato la posizione del presidente Ata dal 2016, Chicco Garassini e dell’amministratore delegato Matteo Debenedetti.A conclusione dell’incidente probatorio effettuato nei mesi scorsi e in base alla relazione del perito Ambrogio Botta, la procura ha deciso di contestare la bancarotta fraudolenta, oltre ad altre violazioni fallimentari, a Sara Vaggi, 55 anni, presidente dal luglio 2011 al novembre 2016; Luca Pesce, 53 anni, direttore generale dal gennaio 2013 al novembre 2016; Giancarlo Zanini, 59 ani, consulente amministrativo deputato alla redazione dei bilanci di Ata e Paolo Grondona, 55 anni, presidente del collegio sindacale dal 2008 al 2016.Secondo il castello accusatorio «avrebbero esposto nei bilanci 2013-14-15, fatti non rispondenti al vero al fine di trarre un ingiusto profitto».In particolare, secondo il pm Pelosi, avrebbero accumulato un passivo non inferiore a 2 milioni e 471 mila euro omettendo di svalutare nel triennio le poste di bilancio “acconti su discarica Passeggi”, il park del Sacro Cuore e la svalutazione dei terreni Cima Montà, oltre a capitalizzare indebitamente costi per il forno crematorio.Indagati anche Roberto Pizzorno, 61 anni e Marco Ravera, 44 anni, membri del Cda e quest’ultimo consigliere comunale. Anche per loro la contestazione è di bancarotta fraudolenta in concorso per aver concorso ad aggravare il dissesto della società e soprattutto non valutavano l’adeguatezza dell’assetto organizzativo amministrativo e contabile. Infine stesse accuse per Luisella Bergero, 50 anni e Maria Angela Palazzo, 65 anni, membri del collegio sindacale e revisori dal 2014 al 2016.Le otto persone indagate hanno ora venti giorni di tempo per chiedere di essere interrogati dal procuratore Pelosi o presentare memorie difensive, dopodiché il fascicolo potrebbe passare al gup con la richiesta di rinvio a giudizio. —