
Niente lezioni in quattro istituti comprensivi della provincia. Oltre cento bidelli supplenti rischiano di andare a casa
Alessandro Palmesino
Ha avuto un’alta adesione anche in provincia di Savona lo sciopero della scuola indetto ieri da tutte le maggiori sigle sindacali, comprese quelle autonome (alla mobilitazione non ha partecipato la sola Cisl). La giornata di astensione dal lavoro di tutto il personale scolastico ha provocato la chiusura totale di quattro istituti comprensivi (due a Savona, il Terzo e il Quarto, più quelli di Borghetto e Varazze), ma in tutte le scuole pubbliche del territorio si sono riscontrati problemi per l’ampia partecipazione alla giornata di protesta. «Per noi è stato un successo; le percentuali di adesione ufficiali le avremo solo la settimana prossima, anche perché oggi (ieri per chi legge, ndr) sono rimaste scoperte anche diverse segreterie – spiega Mario Lugaro, segretario provinciale della Flc Cgil – Ci aspettiamo numeri molto alti. Oltre ai quattro comprensivi rimasti del tutto chiusi, ci risultano diversi altri plessi della provincia dove non si è fatta lezione». Anche i rappresentanti dei savonesi dei sindacati della scuola hanno partecipato ieri alla manifestazione andata in scena a Genova in largo Lanfranco, davanti alla prefettura del capoluogo regionale.Alla base della protesta ci sono numerosi problemi che, nonostante le lunghe trattative e anche la costituzione di un tavolo permanente con il Ministero (il famoso “Patto per la scuola”) non sono, a detta delle organizzazioni sindacali, stati risolti. Uno dei più urgenti è quello della proroga dei contratti Covid per il personale Ata in scadenza il prossimo 31 dicembre; lo stanziamento di 300 milioni di euro da parte del Ministero permetterà di prorogare soltanto i contratti per il personale docente. In provincia di Savona ci sono oltre cento tra bidelli e amministrativi assunti in via emergenziale con questo tipo di contratti, che sono fondamentali per garantire lo svolgimento delle lezioni; se non dovessero essere confermati, visti i vuoti nell’organico ufficiale, potrebbero manifestarsi gravi problemi logistici. «I problemi che sono emersi con la pandemia sono ancora quasi tutti sul tavolo – continua Lugaro – Sono rimaste lettera morta la stabilizzazione dei precari, la riduzione del numero di allievi per classe e i presidi sanitari permanenti, tutte promesse fatte e ribadite dal governo e ancora non mantenute».Resta poi aperto il nodo del rinnovo del rinnovo del contratto nazionale, scaduto ormai da tre anni e che al momento prevede un aumento di soli 12 euro al mese in più per i docenti; cifre, sottolineano i sindacati, ben diverse da quelle annunciate e che di certo sono lontane dall’attirare i giovani verso il mondo dell’insegnamento. —
