Ci sono partiti o movimenti che affondano le loro radici in realtà associative ottocentesche, altri che sono diventati grandi insieme al nascere della Costituzione, altri ancora che si sono formati dalle discese in campo di vari leader alla fine del secolo scorso.

Il Movimento 5 Stelle, da questo punto di vista, è un movimento/partito bambino, l’equivalente politico di un feto che cresce nel grembo della mamma ( Grillo).
Il M5S ha attraversato le fasi che vivono i bambini:
quella in cui si credono alle favole, come le scie chimiche,
quella in cui si picchiano i pugni sul tavolo,
quella in cui si mandano via di casa i bambini che non la pensano come te,
quella in cui si imparano a utilizzare gli strumenti come gli apriscatole,
quella in cui ci si diverte a dire “cacca” e “pipì”.
Ora il movimento/partito si avvicina all’età adulta e probabilmente inizia ad avvertire le esigenze che hanno gli altri che sono nati prima.
Ha già provato a farsi una famiglia, alleandosi con altre realtà ed entrando in gruppi europei.
Ora si accorge che la paghetta non gli basta più ma che per mantenersi ha bisogno di uno stipendio.
Doveva succedere.
Ora bisognerà capire se l’elettorato dei cinquestelle è disposto a seguirlo e diventato adulto insieme ai suoi eletti.
