Mauro Camoiranocairo m.Anche per Cairo si andrà verso l’utilizzo dei medici di famiglia per il Punto di Primo Intervento. Si tratta di un’indiscrezione, in attesa che il 19 la giunta regionale approvi una delibera di indirizzo che dovrebbe offrire i chiarimenti necessari. Ma che, come per il caso di Albenga, inizia a far crescere le obiezioni dei medici di base che rilanciano: siamo già oberati di pazienti, ingolfati dalla burocrazia, non abbiamo competenze di farmaci ospedalieri, non è il nostro lavoro.Da ambienti vicini all’Asl, però, pur non confermando formalmente tale voce, ribattono: «Chiaro che qualche medico abbia remore rispetto la formula di un ambulatorio di autopresentazione, che però è previsto dal PNRR attraverso ambulatori di questo tipo h12 o h24, così come si metterà in atto ad Albenga per garantire il PPI che, del resto, nel nuovo DM70 che ridisegna i nuovi piani ospedalieri post Covid, a quanto pare non saranno nemmeno previsti. E non si capiscono certe obiezioni: se ora un utente arriva nel loro studio con un dolore toracico non sanno cosa fare? Pensiamo e speriamo di sì. Attiverebbero quelle procedure previste a seconda della gravità riscontrata, coinvolgendo gli specialisti del caso o indirizzando il paziente verso la struttura più idonea, potendo, però, contare immediatamente sulla strumentazione e specialisti ospedalieri già presenti».A quanto pare inizialmente si inizierà su base volontaria.Sempre secondo indiscrezioni, qualche adesione di massima ci sarebbe, soprattutto con quei medici lontani dal plafond massimo di mutuati, anche perché, sempre secondo voci non confermate, il gettone di presenza sarebbe equiparato a quello utilizzato per i dipendenti, circa 70 euro lordi l’ora, ma con una tassazione minore. «Poi si allargherà il progetto, anche perché fare, indicativamente, un turno di 12 ore o due da 6 al mese, non dovrebbe essere per i medici di famiglia un ostacolo così impossibile. Altro discorso, invece, è l’hub di medicina generale che si vuole installare nella Casa di Comunità all’interno dell’ospedale, dove i medici di famiglia potranno fare rete con specialisti e strumentazioni ospedaliere per quanto riguarda certe cronicità». —