
LO DICO AL FATTO
Gentile redazione, sono un medico. Sì, uno di quelli per cui si applaudiva all’uscita degli ospedali un anno e mezzo fa. lo sono stanco. No, non sono stanco di fare il mio mestiere. L’ho scelto che ero ancora bambino e lo sceglierei ancora mille volte. Sono stanco, quando prendo un aperitivo, di avere accanto a me chi sta bevendo non so quale porcheria, ma afferma che non farà il vaccino perché “non so cosa c’è dentro”. Stanco di chi afferma “io non sono no-vax, ma credo che questo vaccino sia stato fatto troppo rapidamente e poco sperimentato”, e poco gli importa se cerchi di spiegargli che i dati delle sperimentazioni sono disponibili sulle riviste mediche più prestigiose, e che la rapidità è legata allo sforzo economico enorme fatto dalle istituzioni nazionali e internazionali, e dal lavoro comune di centinaia di ricercatori. Stanco di chi scrive “ha” senza h, ma crede di sapere con certezza che il vaccino a mRNA modifica il DNA, senza sapere che è semplicemente impossibile o, più semplicemente, senza sapere cosa sia l’mRNA.
Sono stanco di chi mi parla della pericolosità dei vaccini, e sfreccia a 160 km/h sull’autostrada. Stanco di chi viene nel mio studio “essendo informato”, perché in 10 minuti su Google crede di poter sostituire 10 anni di studi e anni di pratica medica. Stanco del “le badanti ucraine che conosco dicono che questo farmaco che hanno iniettato a casa a molti pazienti è efficace” (tratto da una storia vera), e ciò gli basta, anche se gli fai presente che per ora nessun farmaco, purtroppo, si è mostrato davvero efficace. Stanco del “dobbiamo tornare a vivere” e in nome di questo non possono pensare neanche di mettere una mascherina. Stanco di chi (s)parla di “dittatura sanitaria” e, allo stesso tempo, stanco della “democrazia sanitaria”, che permette a chicchessia di avere ed esprimere un parere senza le conoscenze mediche per averne uno. E, sulla base di questo parere, decidere di esporre sé stesso (chi se ne frega, in fondo) e gli altri (questo invece mi frega) al rischio di infezione. Il tutto, ovviamente, va messo da parte se il no-vax di turno sta male e deve accedere, gratuitamente, in pronto soccorso o in rianimazione. Perché, serve ricordarlo, tutti noi che lavoriamo negli ospedali curiamo tutti, senza distinzione, anche chi avrebbe potuto evitare di entrarci se fosse stato meno no-vax. Stanco di essere sospettato di essere al soldo di Big Pharma, e di dover spiegare che io, il mio mutuo e le mie vacanze me le pago con il mio stipendio, come loro. Ma va’ un po’ a credere a un medico. Già, perché crediamo ciecamente a un ingegnere che costruisce un ponte, passandoci sopra ogni giorno (siam sicuri che abbia fatto bene i calcoli perché tenga?), perché prendiamo senza problemi un aereo (senza chiedere al comandante e se cade?), paghiamo senza fiatare la riparazione del meccanico senza ergerci a esperti di meccanica, ma un medico no, “è una carogna di sicuro”, parafrasando De André. Non siamo eroi, ma non siamo carogne. Facciamo il nostro mestiere con passione, con i limiti che la scienza oggi ci impone. Come in tutte le categorie, ci sono delle mele marce anche nel nostro mestiere. Ma se la vita media oggi è di oltre 80 anni, è grazie al miglioramento delle condizioni igieniche e ai passi avanti fatti dalla medicina, in ogni ambito. Anche in ambito vaccinale, perché molti di coloro che oggi si sentono in grado di nutrire dubbi, o sfilano per le strade urlando i loro slogan deliranti (“io sono medico di me stesso”…), sono stati vaccinati anni fa. Purtroppo?
Dottor Berardino De Bari
