lunedì 28/06/2021L’AVVOCATO – POPOLARE, MA AVVERSATO
di Luca Sommi

Non è bastato fronteggiare la pandemia in modo tale da ricevere i complimenti del New York Times. Non è bastato aver ottenuto la quota più consistente del Recovery, dopo notti passate a ragionare con gli altri leader europei. Non è bastato essere eletti a modello sul piano vaccinale da Ursula von der Leyen appena sono sbucati i primi vaccini. Non è bastato saper concertare – verbo unico della buona pratica politica, da Platone in giù – posizioni differenti ogni santo giorno. Non è bastato nell’aula del Senato aver rimesso al suo posto il Salvini del Papeete mostrando, con poche e fermissime parole, l’inconsistenza culturale e politica dell’uomo che voleva i “pieni poteri”. Non è bastato ricostruire un governo nuovo, con un alleato nuovo, dalle ceneri di un governo saltato a causa di un mojito di troppo – concertazione, appunto. Non è bastato mantenere un consenso personale altissimo nonostante le difficoltà del momento storico e la liquidità del voto dei nostri tempi di istantocrazia. Non è bastato traghettare il MoVimento da una forza di piazza a una forza di governo seria senza un’accurata scelta della classe dirigente – poi però evidentemente è vero che la fortuna aiuta gli audaci e ti ritrovi con ministri che hanno ben figurato come Di Maio, Bonafede, Azzolina, Patuanelli e via discorrendo. Non è bastato tenere testa a una destra che oggi dice bianco e domani dice nero in base a dove tira il vento (Meloni esclusa, che, condivisibile o meno, dice una cosa e quella è). Non è bastato entrare nelle grazie del Pd e della sinistra bersaniana dopo aver governato con Salvini – ergo, l’uomo è stato valutato al netto della concertazione spesso al ribasso (e spesso obbligata).
Non è bastato non essere mai inciampato in una gaffe, uno scivolone, una sciocchezza da renderlo virale sui social. Non è bastato aver tenuto il sangue freddo dopo la bare di Bergamo e non farsi mai prendere dall’emotività del momento, sempre cattiva consigliera. Non è bastato aver sempre, sempre informato gli italiani su cosa stesse succedendo al nostro Paese – guardandoli in faccia e mettendoci la faccia, al netto della bontà di ogni scelta. Non è bastato essere stato il primo leader europeo a dover rinchiudere in casa un Paese, cosa senza precedenti nel mondo a democrazia compiuta. Non è bastato usare poco libero arbitrio e molto arbitrio altrui (degli scienziati) in un momento in cui i bolsonari di turno lasciavano tutto aperto (ne vediamo oggi le conseguenze…). Non è bastato essere puntuale, sempre – non alle conferenze stampa, chi se ne frega di quelle – nel cercare che non si allargasse a dismisura la sperequazione sociale: dal reddito di cittadinanza confermato ai famigerati contributi iniziali a pioggia. Non è bastato decidere quando doveva (il governo) e far decidere gli altri quando dovevano (le Regioni) e beccarsi di volta in volta del dittatore, nel primo caso, e del menefreghista nel secondo: tutto senza colpo ferire, come si dice. Non è bastato portare pazienza certosina quando un alleato di governo – anzi, che ha fatto nascere il suo secondo governo – lo bombardava ogni giorno su sciocchezze come Mes o Servizi Segreti: il primo è sparito – pare presto lo cercheranno a “Chi l’ha visto?” – mentre il secondo ha avuto il suo epilogo in un autogrill.
Non è bastato aver ricevuto, più volte, anche in sede parlamentare, i ringraziamenti dell’ineffabile, insuperabile, infallibile uomo che gli è succeduto, Mario Draghi. Non è bastato fare spallucce a tutti gli opinion maker che lo hanno attaccato dal suo primo giorno a palazzo Chigi in virtù del colore del suo governo: prima da sinistra, poi da destra. Non è bastato mantenere lo stato di emergenza in un Paese che è ancora in stato di emergenza, contro tutti che dicevano che no, non serviva, che era solo un modo per evitare il dibattito parlamentare. Non è bastato sopportare che il suo successore abbia marginalizzato non solo il dibattito parlamentare ma anche quello in Consiglio dei Ministri, e tutti zitti. Non è bastato dare l’impressione del buon padre di famiglia ogni volta accadesse qualcosa di dirimente, dalle questioni etiche a quelle più immanenti. Non è bastato aver risposto sì alla richiesta del fondatore del MoVimento di riscrivere lo statuto, creare un nuovo orizzonte, cercare di unire i dissidenti (leggi da Di Battista) con i governisti (leggi da Di Maio). Non è bastato digerire il fondatore che cala le braghe al Draghi “grillino” (nel suo dire) in cambio di un nuovo ministero green (ad oggi inconsistente…). Non è bastato che la lotta alla pandemia del suo successore sia stata il linea con la sua. Non è bastato che il Pnrr – in ritardissimo a settembre 2020 sia stato presentato da Draghi poche ore prima del voto in Parlamento – sia al 90% il suo. Non è bastato aver avuto tutti contro, serviva aver contro anche colui che lo ha investito della carica, Beppe Grillo. È perché, si chiederanno in tanti? Perché non è un visionario. Imperdonabile. Che se ne faccia una ragione…
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