giovedì 10/06/2021COVID
LA “SPALLATA” DI GIUGNO DIVENTA FRENATAdi Alessandro Mantovani

Si corre ai ripari. L’uso dei vaccini a vettore virale per i giovani, in particolare AstraZeneca ma anche Johnson & Johnson, sarà limitato. In quali termini dovrebbero definirlo oggi, dopo le valutazioni del Comitato tecnico scientifico. “C’è un’attenzione che definirei suprema su eventuali effetti collaterali”, spiegava ieri mattina Franco Locatelli, coordinatore Cts.
Anche il sottosegretario Pierpaolo Sileri preme: “Lo dico da un mese, sono opportune nuove indicazioni ora che l’incidenza del virus è scesa”. Bisogna stabilire se eliminare del tutto quei vaccini per gli under 60, rendendo cioè stringente quella che fin qui è stata solo una raccomandazione, oppure fissare un limite d’età più basso come hanno fatto in altri Paesi, mentre altri ancora hanno eliminato del tutto Az e gli Usa non l’hanno mai autorizzato. “Secondo me – prevede Sileri – si valuteranno dei limiti di non fattibilità sotto i 30 o sotto i 40 anni. Comunque le valutazioni le lascerei agli scienziati”. Si è discusso anche dell’ipotesi di fare i richiami con i vaccini a mRna (Pfizer/Biontech e Moderna) a chi ha avuto la prima dose di AstraZeneca, per quanto gli eventi avversi più preoccupanti si siano quasi sempre verificati dopo la prima iniezione e non dopo la seconda.
Sono, come ormai sappiamo, trombosi rare per lo più cerebrali, spesso associate a una carenza di piastrine (trombocitopenia), più frequenti nelle donne sotto i 50 anni. Il nesso con i vaccini è affermato da diversi studi, per quanto il meccanismo della loro insorgenza non sia ancora pienamente definito. Ieri un’altra donna, 34 anni, è stata ricoverata al San Martino di Genova con sintomi compatibili. Fortunatamente è stata assistita prima della 18enne che versa ancora in condizioni definite “gravi ma stabili” nello stesso ospedale dopo due interventi chirurgici alla testa. C’è un altro caso in Toscana, uno in Calabria. È atteso anche il Quinto rapporto dell’agenzia del farmaco Aifa con i dati fino al 26 maggio: un mese fa eravamo a 0,45 casi ogni 100 mila vaccinati, ma in Gran Bretagna dove hanno più vaccinati sono a 1,8 nella fascia d’età 18/49, mentre si scende a 1 sopra i 50. La stessa Ema, l’agenzia europea che ha autorizzato Az e J&J senza limiti di età, rileva che per i più giovani i rischi superano quelli del Covid-19, specie ora che i contagi sono calati.
La pressione del mondo scientifico per limitarne l’uso è cresciuta. Agli appelli dei medici vaccinatori di Genova e di un nutrito gruppo di scienziati che ha scritto all’associazione Luca Coscioni, di cui il Fatto ha dato notizia nei giorni scorsi, si sono aggiunti altri autorevoli professori, sia pure con toni diversi: dai microbiologi Andrea Crisanti di Padova e Andrea Clementi del San Raffaele di Milano all’immunologa Antonella Viola sempre di Padova.
È chiaro a tutti che gli Open day dai 18 anni su con il vaccino anglosvedese hanno creato qualche rischio di troppo, per quanto gli under 60 siano stati vaccinati solo perché “volontari” e informati – almeno in teoria – dei rischi e delle raccomandazioni. L’hanno fatto molte Regioni, dal Lazio all’Alto Adige e alla Liguria, ma ora alcune fanno marcia indietro: così ha annunciato ieri la Campania, che userà vaccini a Rna messaggero. Lazio, Calabria e Sicilia invece vanno avanti. La Val d’Aosta attende indicazioni da Roma.
Del resto lo stock di Az accumulato nei frigoriferi ammonta, secondo stime attendibili, a ben 1,4 milioni di dosi, contro un totale di 1,7 milioni ripartite però su tre produttori: 0,7 Pfizer, 0,5 Moderna e 0,5 J&J. Ovviamente una parte di questi quantitativi dipende solo dal flusso delle consegne e delle somministrazioni, che prosegue a ritmo sostenuto. AstraZeneca e Johnson sarebbero destinati “preferenzialmente” agli over 60, tra cui ci sono almeno due milioni di non vaccinati, ma evidentemente è stato somministrato anche a migliaia di giovani, decisi a vaccinarsi al più presto.
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