martedì 08/06/2021ASTRAZENECA – VACCINI E TROMBOSI CEREBRALI

di Marco Grasso e Alessandro Mantovani

Non sono bastati due interventi chirurgici, uno per rimuovere il trombo cerebrale e l’altro per ridurre la pressione cranica provocata dall’emorragia. La diciottenne ricoverata al San Martino di Genova, colpita da trombosi del seno cavernoso dopo la prima dose di AstraZeneca, ieri mattina era in condizioni “stabili nella loro gravità”. È in rianimazione, prognosi riservata.

Aveva assunto un farmaco ormonale che non si esclude possa aver contribuito alla reazione avversa, la quale, però, somiglia a quelle verificatesi in centinaia di persone in Europa, 34 in Italia al 26 aprile scorso secondo il Quarto rapporto sui vaccini anti-Covid 19. Oggi o domani uscirà il Quinto con i dati al 26 maggio. Un’altra donna, lucchese, 42 anni, è in rianimazione all’ospedale Cisanello di Pisa dopo un ictus: vaccinata con AstraZeneca il 26 maggio. Anche lei operata due volte. Come la diciottenne, era “volontaria” all’Open Day.

La protesta: mancano indicazioni sui rischi

Come è noto, dopo le prime trombosi, a marzo, l’Agenzia del farmaco Aifa e il ministero della Salute hanno raccomandato AstraZeneca agli over 60, benché sia autorizzato dall’Agenzia europea Ema dai 18 anni in su. Hanno fatto scelte simili Francia e Germania mentre Austria, Danimarca e altri Paesi hanno eliminato il vaccino anglo-svedese e gli Usa non l’hanno mai autorizzato. Le fiale di AstraZeneca rimanevano inutilizzate e così, dal Lazio all’Alto Adige e alla Liguria, si sono organizzati Open Day per smaltirle, anche su giovanissimi, purché “su base volontaria”. Chi preferisce aspetta Pfizer/Biontech o Moderna.

“Siamo contrari agli Open Days AstraZeneca perché la somministrazione di questo vaccino ai soggetti minori di 40 anni, in particolare di sesso femminile, potrebbe comportare più rischi che benefici”, scrivono in una lettera durissima 24 medici vaccinatori volontari di Genova. Tra loro Anna Rubartelli che insegna Ematologia al San Raffaele di Milano, l’endocrinologo Marcello Bagnasco dell’Università di Genova, Paola Minale ex direttrice di Allergologia del San Martino, Enrico Haupt già direttore della medicina generale all’ospedale di Lavagna (Genova). Si muove anche Alessandro Bonsignore, presidente dell’Ordine dei medici di Genova: “Senza una voce scientifica unica, la vaccinazione con AstraZeneca è diventata una scelta politica che rischia di creare panico”.

Il vaccino anglo-svedese a vettore virale, spiegano i 24 medici genovesi, “ha un punto debole, assente nei vaccini a Rna: può causare una trombosi venosa associata a diminuzione delle piastrine, che si presenta a distanza di 5-15 giorni e può avere esito fatale. Questa complicanza è stata descritta in soggetti dai 20 ai 55 anni, ma le persone di gran lunga più colpite sono le giovani donne”. Per questo, “disapproviamo con forza il tipo di campagna intrapresa dagli organi governativi delle Regioni, perché non mette correttamente in guardia i giovani dai rischi, per bassi che siano, e approfitta del loro lecito desiderio di riprendere una vita ‘normale’, e avere un pass che permetta loro di muoversi per lavoro o per studio, o di andare in vacanza (…) forse per utilizzare le dosi di AZ conservate nei frigoriferi perché rifiutate dagli ultrasessantenni, che correrebbero rischi trascurabili. Siamo sconcertati perché i medici vaccinatori non hanno ricevuto indicazioni di spiegare correttamente ai giovani vaccinandi il possibile rischio”. I 24 medici chiedono di “aspettare ancora poco tempo e i giovani potrebbero avere accesso ad altri vaccini. Il governo centrale dovrebbe però bloccare i prossimi Open day che rischiano di attirare altri giovani”. Un tavolo tecnico regionale doveva elaborare linee guida sul rischio trombi, ma il documento non è mai stato definito.

La lettera è stata inviata ai gruppi di opposizione liguri, si preparano interrogazioni al presidente Giovanni Toti. Iniziative simili, anche per i ragazzi che attendono la maturità, sono state avviate in altre Regioni. All’ufficio del commissario straordinario, generale Francesco Paolo Figliuolo, spiegano che le decisioni spettano all’Aifa e al ministero della Salute, dove per il momento non cambia nulla sugli Open Day.

A Genova il procuratore aggiunto Francesco Pinto e il pm Stefano Puppo hanno aperto un fascicolo, al momento senza ipotesi di reato, sul caso della diciottenne. Aveva fatto la prima dose il 25 maggio. Il 3 giugno è andata al Pronto soccorso del San Martino: ha detto di avere mal di testa, la Tac era negativa e l’hanno rimandata a casa. Il 5 giugno è tornata con un’emiparesi. I magistrati valuteranno anche questo. A Lucca c’è un esposto dei familiari della 42enne.

I pm aprono un fascicolo in Uk i casi aumentano

La trombosi cerebrale, associata o meno al calo delle piastrine che si osserva in 18 dei 34 casi italiani al 26 aprile, va presa in tempo. Una nota condivisa da Aifa con le agenzie europee invita a “consultare immediatamente un medico” all’insorgere di una serie di sintomi, tra cui “cefalea severa e persistente”. Alla ragazza ligure non è bastato, vedremo perché.

I casi di “trombosi venose in sedi atipiche” con “trombocitopenia” sono rarissimi. “Però in una vaccinazione di massa – scrivono i 24 medici genovesi – può causare un numero significativo di morti, anche in soggetti che, per sesso ed età, hanno un rischio praticamente nullo di morire per Covid”. Peraltro, “se nei primi studi la frequenza era stimata 1:100.000, l’analisi dei dati forntiti dall’Agenzia del Farmaco e dal Servizio sanitario inglesi suggerisce una maggiore incidenza”. L’ultimo report britannico dice 309 su 23,9 milioni di prime dosi, quasi 1,3 su 100 mila. Da noi i 34 al 26 aprile equivalevano a 0,45, “dato che potrebbe risentire della minor rappresentatività del campione italiano”, come osservava il Gruppo di lavoro Emostasi e Trombosi coordinato da Valerio De Stefano, professore di Ematologia al Gemelli di Roma.

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