M5S
BIVIO – FORSE ARRIVA GIÀ OGGI LA DECISIONE SULLA CONSEGNA DEI DATI DA PARTE DI ROUSSEAUdi Luca De Carolis e Lorenzo Giarelli
Stavolta ci siamo, forse. Stavolta l’avvento di Giuseppe Conte a capo del Movimento potrebbe davvero essere vicino. Perché a breve, forse già oggi, il Garante per la privacy dovrebbe esprimersi sull’esposto-segnalazione con cui il M5S gli ha chiesto di obbligare la piattaforma Rousseau, cioè Davide Casaleggio, a consegnare gli elenchi degli iscritti al Movimento. Cioè quei dati che sono necessari per l’elezione di Conte a guida politica dei Cinque Stelle, nonché per votare anche il nuovo Statuto e la nuova Carta dei valori. E sarebbe la rifondazione. Urgente, perché il M5S esplode di malessere, come dimostra il dato diffuso dall’AdnKronos, secondo cui solo il 33 per cento dei parlamentari ha versato al partito i mille euro chiesti per avviare il nuovo corso. Soprattutto, una fetta sempre più ampia di eletti se lo chiede nelle chat e nelle conversazioni: “Perché restare nel governo Draghi se non tocchiamo palla?”. Una domanda arrivata anche alle orecchie di Conte, che non a caso domenica ha ridato la linea, ribadendo che sulla prescrizione il M5S non può ammainare la bandiera, e chiedendo poi la rimozione del sottosegretario leghista Durigon (“Intollerabile che sia ancora al suo posto nonostante le gravi affermazioni”). Ma ora l’avvocato ha bisogno dell’investitura formale.
Impossibile però, senza quei dati che da mesi Casaleggio si ostina a non consegnare, sostenendo che il reggente Vito Crimi non sia più il capo, quindi neppure il rappresentante legale del M5S. Così ora dipende tutto dal Garante, da cui già ieri ai piani alti dei 5Stelle si aspettavano comunicazioni. “Ma ci vorrà ancora qualche giorno” spiegano fonti qualificate al Fatto. Le stesse che la scorsa settimana avevano raccontato di una richiesta di documentazione inoltrata dall’Autorità a Rousseau, a conferma che l’istruttoria non era semplicissima. Conte e Crimi però restano convinti che il Garante darà loro ragione.
Possibile: con un “ma”, sussurrano un paio di 5Stelle: “Casaleggio potrebbe comunque fare ricorso al tribunale civile”. Ma di tempo prezioso Conte ne ha già perso troppo. Il patron di Rousseau lo sa bene. Per questo, nelle ultime ore ha rilanciato. Perché una sorta di trattativa con il M5S è comunque rimasta in piedi. Non con Crimi e Conte, con cui ormai è rottura totale. Ma ad altri esponenti dei 5Stelle Casaleggio ha formulato due proposte. Con la prima, il figlio di Gianroberto si offre di consegnare i dati e di chiudere ogni contenzioso in cambio del pagamento 250mila euro da parte del M5S, a fronte dell’iniziale richiesta di 450mila, l’ammontare dei mancati versamenti degli eletti alla piattaforma. La seconda opzione sarebbe la disponibilità a concedere Rousseau per la votazione di Conte come capo politico e del nuovo Statuto, in cambio di una cifra che dal Movimento definiscono “rilevante”: cioè nell’ordine di alcune decine di migliaia di euro. Difficile, quasi impossibile che i 5Stelle accettino. “Ma non possiamo andare avanti così ancora a lungo” ribatte un big, che spinge per un accordo.
Nell’attesa, l’abiura di Luigi Di Maio sulla “gogna” per i politici arrestati o sotto inchiesta ha riproposto il tema dei rapporti di forza tra il ministro e l’avvocato. “Ma io mi sono mosso in pieno accordo con Giuseppe”, ha spiegato in vari colloqui Di Maio.
Di sicuro l’ex capo politico è preoccupato dalle difficoltà del Movimento, ma non ritiene affatto che la soluzione sia l’uscita dal governo Draghi. “Senza questo esecutivo ci sono le elezioni”, sostiene Di Maio. Ma molti maggiorenti, anche vicini a Conte, la pensano diversamente. E figurarsi Alessandro Di Battista, che ieri lo ha scandito così: “Un movimento (ancora?) di rottura/cambiamento dovrebbe uscire all’istante dal governo e chi ha spinto perché entrasse dovrebbe scusarsi e ammettere l’errore”. Parole che pesano, nei 5Stelle dove Di Battista è tornato ad avere molto consenso. Conte lo sa, e vuole recuperare nel M5S l’ex deputato, con cui ha avuto diversi contatti nelle ultime settimane. “Ma io rientrerei solo con il M5S fuori da questo esecutivo” ripete Di Battista: la carta cui l’ex premier non vorrebbe rinunciare.
