giovedì 06/05/2021CINQUE STELLE – LA GUERRA CON ROUSSEAU

IN TRIBUNALE – I GIUDICI DI CAGLIARI NON RICONOSCONO CRIMI COME CAPO POLITICO: SI RISCHIA IL VOTO SULL’ORGANO COLLEGIALE. VERSO UN NUOVO SIMBOLO PER RIPARTIRE DA ZEROdi Luca De Carolis e Paola Zanca

In un giorno di primavera, tre magistrate della Corte d’appello di Cagliari scrivono nero su bianco che per i Cinque Stelle è notte, fonda. Talmente spessa che ora la strada per riemergere dal crepaccio potrebbe essere cancellare tutto e ripartire da capo.

Con una nuova associazione, un nuovo simbolo e soprattutto nuovi iscritti per il nuovo M5S di Giuseppe Conte. Da reclutare con una campagna d’iscrizione a tamburo battente, nel segno della ripartenza e di una nuova stagione politica.

È questa la mossa di cui discutono fino a tarda sera l’ex premier e i maggiorenti del Movimento, che ad oggi non ha un capo politico e quindi un rappresentante legale certo. O almeno questo si evince dal decreto della Corte che respinge il ricorso del reggente Vito Crimi contro la nomina di un curatore speciale per il M5S. Il provvedimento, è bene notarlo, non entra nel merito di chi sia questo rappresentante, o meglio “non ne ha accertato l’insussistenza in via definitiva“ come legge nel testo. Se sia o meno Crimi quello dovrebbe deciderlo chissà quando il processo civile in corso nel capoluogo sardo (prossima udienza, il 6 luglio), mosso da un ricorso di un’ex consigliera regionale del Movimento. Ma va già benissimo così all’avversario, cioè a quel Davide Casaleggio che da mesi accusa Crimi di non avere titolo per agire da capo, perché prorogato in modo illegittimo dal Garante Beppe Grillo, e che proprio per questo rifiuta di consegnargli il tesoro che ha in pancia, ovvero l’elenco degli iscritti alla piattaforma Rousseau e quindi al M5S. Indispensabili per votare il nuovo Statuto e il nuovo organigramma del Movimento e tutto il resto, insomma per dare vita al nuovo M5S del rifondatore Giuseppe Conte che infatti boccheggia in panchina da settimane: anche se Statuto e Carte dei valori, assicurano, sono pronti da giorni. Ma il groviglio di norme, errori politici e vendette incrociate ora fa pendere la bilancia per Casaleggio, che infatti rialza la posta dal blog delle Stelle: “Il voto per un nuovo comitato direttivo va fatto sulla piattaforma Rousseau”. Perché c’è anche, anzi soprattutto questo di rischio: ossia che il curatore speciale nominato dal giudice a Cagliari come rappresentante (nel processo) del Movimento indica una votazione per un comitato direttivo che guidi i 5Stelle, come avevano stabilito quegli Stati generali fatti a fine anno e archiviati in un amen. Dal Movimento sostengono che il curatore non avrebbe comunque questo potere (“lui può agire solo nel processo”). Ma lui, l’avvocato Silvio Demurtas (cognome adatto al contesto, sussurravano ieri alcuni grillini) non si tira mica indietro: “Potrei dover essere io a indire eventuali votazioni, nel caso in cui la Procura di Cagliari dovesse decidere così”. E il quadro non potrebbe essere più complicato di così per Conte, che in serata sente Luigi Di Maio e i big del Movimento per capire come uscirne. E c’è chi propone di aggirare Rousseau facendo votare gli iscritti il nuovo Statuto per posta, ipotesi già raccontata dal Fatto settimane fa. Una proposta che però incontra una selva di obiezioni: “A che titolo potremmo raccogliere i dati? E poi il voto va fatto online”. Ha più senso un’altra opzione, quella di una causa con un procedimento d’urgenza, per far stabilire a un altro giudice che i dati appartengono al M5S e che Crimi venne prorogato in carica in modo legittimo dal Garante, cioè Grillo. “Ma ci vorrebbero almeno due o tre settimane” fanno notare: sempre che si vinca. E poi una nuova piattaforma al posto di Rousseau non c’è ancora.

Il M5S ne ha visionate diverse. E se si dovesse correre, spiega una fonte, “la metà delle aziende contattate ci permetterebbe di votare in sette giorni”. Ma senza i dati (e un capo politico) non si può fare nulla. Per questo, dentro il Movimento più d’uno quasi si augura che da Cagliari indicano una votazione, “così almeno facciamo un passo avanti”. Un organo collegiale in cui Conte potrebbe essere il primus inter pares, magari temporaneo, per poi votare il nuovo Statuto e Conte capo politico, affiancato da una larga segreteria e da una struttura con vari referenti regionali, così come ha già immaginato l’ex premier. Ma è tutto incerto, scivoloso. “Forse bisogna provare a riparlare con Casaleggio, offrirgli almeno parte dei 450mila euro che chiede” sibila un veterano mentre le agenzie raccontano di un Movimento che esplode di malessere. Stefano Buffagni, non proprio un sodale di Crimi, approfitta del 5 maggio per citare Napoleone: “Non esistono cattivi reggimenti, solo colonnelli incapaci”. Mentre Vincenzo Spadafora spara sull’Huffington Post: “Se non si cambia il M5S finisce qui, la scissione è a un passo”. Sono decine, soprattutto alla Camera, che vogliono chiarezza sul primo dei crucci, il vincolo dei due mandati. “Altrimenti non versiamo più nulla” hanno detto in diversi a Crimi.

Altra benzina per il motore del nemico, del Casaleggio che dal blog apre volentieri un altro varco che potrebbe essere voragine: “Le espulsioni fatte dai capigruppo di Camera e Senato su indicazione di un ex capo politico sono chiaramente viziate, potrebbero essere annullate e impegnano la responsabilità personale di coloro che, esercitando un potere non posseduto, le hanno disposte”. Evoca l’annullamento e soprattutto risarcimenti danni, il figlio di Gianroberto. Ma dal Movimento ribattono che, giurisprudenza alla mano, il capo politico e rappresentante legale era e sarebbe ancora Crimi. “ Secondo una pronuncia della Cassazione – sostiene Eugenio Saitta, capogruppo in commissione Giustizia alla Camera – anche per le associazioni come il Movimento 5 Stelle, così come per i casi che riguardano la cessazione degli amministratori di società, si applica la perpetuatio”. Si discute in punta di diritto, mentre l’ex non troppo ex, Alessandro Di Battista, viene bombardato di messaggi e telefonate. “Mi dispiace davvero per tutto questo” risponde, Conte invece consulta gli avvocati e sente i big. E con lo scendere della sera prende sempre più corpo l’ipotesi più netta e liberatoria, ripartire da zero. “Non vedo molte alternative” conferma un grillino di primissimo piano. Ma è tutto ancora da vedere, nel Movimento appeso alle ipotesi. Da tanto, troppo tempo.

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