mercoledì 28/04/2021
M5S – IL NODO DEI DUE MANDATI E I SOLDI DA SALDARE A CASALEGGIOdi Luca De Carolis

Il rifondatore Giuseppe Conte è un po’ come Godot, lo aspettavano e lo aspettano. Ma la politica non è letteratura, così di mattina il portavoce dell’ex premier Rocco Casalino telefona a decine di parlamentari, per sondarli e provare a rassicurarli. Sa che il M5S brucia di malessere, e che ora la paura di Conte è quella di un nuovo esodo, dal Movimento che dal 2018 ha già perso un centinaio di eletti tra addii ed espulsioni.
Basta farsi un giretto nel cortile di Montecitorio per cogliere l’aria che tira, con i grillini sparsi in gruppetti a ruminare nervosismo. Sono tanti i deputati decisi a non restituire più un euro al M5S se prima l’avvocato non dirà in modo dritto cosa vuole fare innanzitutto sui due mandati. Ma vogliono anche chiarezza sui soldi, i parlamentari, che invocano l’utilizzo dei denari pubblici del 2 per mille per costruire la struttura promessa dall’avvocato. E la certezza di poter incassare tutto il tfr a fine corsa, e non solo un terzo (15mila euro circa) come prevedono le attuali norme. Altrimenti, salutoni al Movimento: presto, già in questi giorni. E tra quelli in sofferenza ci sono veterani come l’ex sottosegretario Gianluca Vacca, che all’Adnkronos dice: “Addio? Stiamo riflettendo, il M5S che conoscevamo non c’è più”. Poi c’è Daniele Del Grosso, abruzzese come lui, che a margine di uno dei conciliaboli spiega al Fatto: “Non mi metta tra gli uscenti, ma certo questo è un momento di riflessione”. Da giorni circola anche il nome dell’ex ministra Giulia Grillo, che però lo ha smentito in alcuni colloqui: “Non abbandonerò mai il Movimento”.
Però ha il volto teso anche il dimaiano doc Sergio Battelli, che giura: “Nessuna scissione, questa è casa mia, ma voglio capire il progetto”. Nell’attesa, è già arrivata una pioggia di no per Vito Crimi. Il reggente aveva convocato diversi 5Stelle per sollecitarli a versare secondo le nuove regole concordate proprio con Conte, un forfettario di 2.500 euro, di cui mille destinati al M5S. “Ma se non ci dite cosa volete fare io non verso più” si è sentito ribadire. La posizione soprattutto di quelli rimasti indietro con le vecchie restituzioni. Un nodo gordiano, anche perché per presentare ai primi di maggio il suo piano di rifondazione Conte deve prima farsi consegnare da Davide Casaleggio i dati degli iscritti, necessari per votare su una piattaforma web – quale, si vedrà – il nuovo capo e la nuova segreteria, assieme a Statuto e Carta dei valori.
Ma per consegnare nomi e indirizzi Casaleggio pretende soldi: se non i 450mila euro di versamenti arretrati che chiedeva, almeno una parte. Il M5S inizialmente ne aveva proposti 240mila (calcolati sugli eletti rimasti), per poi trattare sui 150mila. “Ma i contatti sono difficili” soffia una voce vicina a Casaleggio. Bel guaio per Conte, che peraltro non ha ancora trovato un’alternativa a Rousseau. “Per la nuova piattaforma si parla di almeno metà maggio” sussurra un big. Ma sembra una previsione ottimistica. Non a caso, il Movimento contempla ancora di (ri)chiedere a Casaleggio un ultimo giro di votazioni sulla sua Rousseau. In tutto questo c’è anche il tema del futuro di Beppe Grillo, che starebbe meditando il passo di lato dopo il disastroso video sul figlio accusato di stupro. Se ne parla da giorni, dell’addio, ma non ci sono certezze in uno scenario che è tutto un interrogativo. Così friabile da preoccupare anche i vicini di casa del Pd. Anche per questo, ieri Casalino ha seminato rassicurazioni agli eletti: “Il progetto di Conte vuole coinvolgere tutti”. Ricevendo, pare, risposte alquanto plumbee.
Così in queste ore per frenare la slavina si sarebbe mosso anche Luigi Di Maio. Ma il ministro degli Esteri è nervoso, e non lo nasconde. “Aspettiamo fino a giugno, poi si vedrà” ripete nelle riunioni con i parlamentari più stretti. Attenderà, ancora, Conte, che lunedì ha visto i ministri a 5Stelle per discutere assieme del Pnrr, e che ha ormai completato il nuovo Statuto. Lavora a una segreteria larga, con molte donne (circolano i nomi di Lucia Azzolina e della viceministra al Mise Alessandra Todde). Domani parlerà a un’iniziativa del dem Goffredo Bettini, assieme al segretario del Pd Enrico Letta. E proverà a spegnere l’incendio.
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