domenica 28/03/2021DUE MANDATI
REGOLE – TUTTI CONTRO IL FONDATORE CHE HA RIBADITO IL LIMITE “ELETTORALE” IL TIMORE: ”COSÌ SE NE VANNO TUTTI”. UN GUAIO PER CONTE: “SE CONFERMA, RESTA SOLO” di Paola Zanca

Qualcuno, forse un po’ troppo ottimista o forse semplicemente ferrato in matematica, ha già fatto il conto: 80 mila euro in più. Sono quelli che un parlamentare Cinque Stelle che decidesse di smetterla con restituzioni, rinunce alle indennità di carica e benefit vari, metterebbe in tasca da qui alla fine naturale della legislatura, nel 2023. E in tanti se li stanno facendo, questi conti, ora che Beppe Grillo ha detto che “il pilastro” dello stop dopo due mandati non si può buttare giù. E tanto vale, per quel centinaio di deputati e senatori a cui hanno chiarito che questo è l’ultimo giro, cercare di consolarsi in altra maniera. “L’esodo era già cominciato – racconta una fonte –, ora questa decisione è devastante, può succedere di tutto: di momenti di confusione ne abbiamo avuti tanti, ma questa volta è l’inferno vero”.
Ce l’hanno con Grillo, prima di tutto. Perché ritengono che la sparata sul limite dei due mandati – arrivata, a freddo, durante una call con gli eletti cui ha partecipato anche il ministro Cingolani – non sia stata meditata a sufficienza: “È completamente bollito – dicono a proposito del fondatore – e non capisce che questa regola adesso non serve a niente, anzi, invoglia i dubbiosi a lasciare il Movimento”. Esattamente il contrario di quello che si aspetta Giuseppe Conte, che sta elaborando da settimane il progetto di rifondazione dei Cinque Stelle e che aveva fatto appello ai tanti parlamentari in crisi: “Aspettate, non uscite: fatemi trovare ancora qualcuno quando arriverò”.
Non passa giorno, da quando M5S ha detto sì al governo Draghi, che non ci sia una defezione, alla Camera o al Senato. E il timore è che la mannaia calata dal garante acceleri irrimediabilmente il processo già in atto. Non è un caso che siano partite le manovre per le exit strategy. Pochi giorni fa, i sottosegretari Dalila Nesci e Carlo Sibilia hanno fondato l’associazione “Italia Più 2050” e, nonostante le smentite, in molti la considerano il potenziale simbolo sotto cui candidare gli esponenti del Movimento che hanno esaurito le fiches. Per ora non si pongono il problema che qualcuno li dovrà pur votare e sperano nel “traino” del partito guidato da Conte. Che pure, va detto, da questa grana dei due mandati (così come da quella su Rousseau) avrebbe preferito tenersi ben alla larga. A meno che non riesca a convincere Grillo che il punto vada messo in discussione, dovrà seguire la strada tracciata, con tutte le conseguenze che si porta dietro, a cominciare dal disimpegno di molti “big”, che già soffrono la totale autonomia con cui l’ex premier sta procedendo alla revisione delle regole interne. La scadenza di fine mese, che inizialmente era stata fissata per la consegna del “nuovo” M5S, è ormai slittata. Se ne parla come minimo dopo Pasqua, quando Conte incontrerà alcuni rappresentanti del Movimento per presentare (e, sperano, eventualmente emendare) il progetto di rifondazione grillina che verrà poi sottoposto al voto degli iscritti, probabilmente via email.
Può Conte reggere quest’onda d’urto? “Non lo sa nessuno”, rispondono sconfortati perfino i suoi fedelissimi. Segno che la situazione è talmente fuori controllo da non poter dare garanzie a nessuno: “Conte non può sostenere la linea di Grillo – ripetono dal Movimento – altrimenti rimane da solo”.
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