mercoledì 10/02/2021IL DOSSIER
COSA HAN FATTO I “MIGLIORI” E I “PEGGIORI”. REDDITO, RECOVERY E “SPAZZACORROTTI”di Salvatore Cannavò

Ora che arrivano i “migliori” e i competenti, gli “incompetenti” saranno finalmente dimenticati. Eppure quelli che in questi anni sono stati definiti “gli scappati di casa” lasciano sul terreno un po’ di cose. Eccone un elenco.
Lavoro e welfare. Tra il 2018 e il 2020, “incompetenti” come Luigi Di Maio, Nunzia Catalfo o Pasquale Tridico (sbeffeggiati un giorno sì e uno no) hanno prodotto il Reddito di cittadinanza, che ha dato riparo economico a circa 3 milioni di persone (mai nella Repubblica era stata coperta una simile platea di poveri), il decreto Dignità, che ha messo un limite all’abuso dei contratti a termine, l’estensione della Cassa integrazione a tutte le categorie fino ad arrivare all’Iscro, la Cassa integrazione per gli autonomi istituita nel gennaio 2021. Una linea all’insegna di quella “coesione” fatta da loro sembrava orribile, ma detta da Draghi vuoi mettere?
Economia e bilancio. Se nel primo governo Conte lo spread ha fatto ballare l’Italia con mercati finanziari scettici rispetto all’ipotesi sovranista e anti-euro, a partire dalla crisi del Papeete il divario dei tassi tra Btp italiani e Bund tedeschi è passato dai 222 punti del 13 agosto 2019 ai 106 del 6 gennaio 2021, quindi la metà. In mezzo c’è stata la crisi Covid, che ha fatto schizzare lo spread fino ai 267 punti il 21 aprile 2020, ma poi la discesa è stata netta. Molto più netta della riduzione da 106 a 93 di questi ultimi giorni. In questo stesso periodo non sono stati effettuati tagli al welfare, anzi con il primo governo Conte è stata realizzata “quota 100” che ha ridotto in parte gli effetti della riforma Fornero, e con il secondo governo Conte è stato abolito il superticket sanitario. Sono state prima sterilizzate e poi eliminate le clausole di salvaguardia che prevedevano l’aumento dell’Iva, clausole fissate dall’ultimo governo Berlusconi.
Riforme. Nel primo governo Conte è stata approvata la riforma più invisa al mondo politico-parlamentare, l’abolizione, o quasi, dei vitalizi parlamentari. Con la norma del 2011 si era già passati a una più tradizionale pensione basata sui contributi versati e godibile dal 65° anno di età, ma solo per gli eletti dal 2012 in poi. Nel 2019, invece, è stato ricalcolato l’importo dei vitalizi preesistenti. Riforma ancora più profonda, perché di rango costituzionale, è stata la riduzione del numero dei deputati e dei senatori che dalla prossima legislatura saranno 600 in tutto contro i 945 attuali. Riforma suggellata da un referendum popolare che ha visto il Sì prevalere con il 70%.
Ambiente e clima. Le cronache più recenti si concentrano sul Superbonus del 110% per l’efficienza energetica degli edifici. Intervento di forte incidenza e diffusione, peraltro comune a molti Paesi europei. Ma l’ambiente ha avuto un grande rilievo, nel regno degli “incompetenti”, a cominciare dal decreto “Terra dei fuochi” con la messa in bonifica dei territori, e poi lo stop alle trivelle, la legge “salva Mare”, il decreto Clima, la riforma della Commissione Via che valuta l’impatto ambientale dei progetti infrastrutturali, osteggiata in tutti i modi. Fino al tanto contestato e irriso bonus Mobilità con l’incentivo di 500 euro per l’acquisto di bici, la gestione informatica è stata disastrosa, ma i cui obiettivi sono strategici.
Scuola. Il primo governo Conte ha visto a capo del ministero dell’Istruzione un dimenticato, e dimenticabile funzionario dell’Amministrazione scolastica, ma il secondo ha puntato prima su un professore di Economia, Lorenzo Fioramonti, e poi su una preside, due volte laureata, Lucia Azzolina. Forse la ministra più contestata del governo uscente, la cui gestione della crisi scolastica è stata considerata, ad esempio dall’Unesco, nella media europea. Pagherà l’immagine negativa costruitale attorno sui “banchi a rotelle” mentre l’unica critica vera che può esserle mossa è non aver portato a fondo un suo classico cavallo di battaglia: la riduzione delle “classi pollaio”. In tempi di Covid non era ovviamente facile. Per il resto è stata la ministra che si è schierata sempre dalla parte dei docenti e degli studenti.
Giustizia. Alfonso Bonafede è stato accusato di tutto, ma con il suo ministero si è avuta l’approvazione della legge Anticorruzione, con l’aumento delle pene per i reati di corruzione per l’esercizio della funzione e appropriazione indebita. È sua la sospensione della prescrizione dopo la pronuncia della sentenza di primo grado, le norme per la trasparenza di partiti, movimenti politici e fondazioni politiche, le “manette agli evasori” nei casi di omessa o infedele presentazione della dichiarazione dei redditi e Iva. E poi la legge sul voto di scambio politico-mafioso che ha inasprito le pene fino a 15 anni, fino alla norma che ha evitato la scarcerazione di boss mafiosi con il pretesto dell’emergenza Covid. Il procuratore generale di Torino, Enrico Saluzzo, come ha ricordato Gian Carlo Caselli, ha dato atto al ministro della Giustizia di “una forte accelerazione sul fronte delle strutture e dell’innovazione, con ‘salti’ nel futuro che in condizioni normali avrebbero richiesto anni”. Chissà se è incompetente anche Saluzzo.
Europa. Sul Corriere della Sera di lunedì scorso, il “principe” dei quirinalisti, Marzio Breda, scriveva che, non è forse grazie a Draghi che “le prime due formazioni politiche di questo Parlamento (5 Stelle e Lega) abbiano mutato opinione e si siano convertite all’ancoraggio europeo?”. Quando il M5S, tra molti mal di pancia interni, decise di votare l’attuale presidente Ursula von der Leyen, avviando la vera “svolta” europeista, al Corriere erano forse distratti così come quando l’Italia è riuscita a ottenere i 209 miliardi per il Recovery plan che costituisce il vero fondamento del “competente” governo Draghi. Che non potrà che ringraziare “l’incompetente” che lo ha preceduto.
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