venerdì 15/01/2021L’INDAGINE
L’EX PREMIER E LA LETTERA ALLA PROCURA DI FIRENZEdi Ilaria Proietti

“Ma quale mossa del cavallo? Renzi ha solo paura di fare la fine di B.”. In queste ore concitate in cui tutti si interrogano sul perché il leader di Italia Viva abbia voluto innescare lo showdown del governo giallorosso senza nemmeno essere inebriato dai fumi del Papeete, c’è chi ha le idee chiarissime: Renzi più che del vulnus democratico che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte avrebbe inflitto al Paese con la scusa dell’emergenza Covid, sembra avere una paura matta delle iniziative della Procura di Firenze che lo riguardano. E che teme arrivino in Parlamento a comprometterne l’agibilità politica. “Non è che destabilizzare il quadro serve a convincere gli alleati ad assicurargli l’immunità? O comunque a garantirsela con ogni mezzo utile a far breccia anche tra le file dell’opposizione?”, sussurra qualcuno a Palazzo Madama a cui non è sfuggito un fatto.
L’altra sera, alla ripresa dei lavori, si è scoperto che tra gli atti arrivati alla Giunta per le autorizzazioni a procedere di Palazzo Madama, c’era una lettera inviata da Renzi al presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati già lo scorso 11 dicembre. In cui la informava di aver scritto al procuratore aggiunto di Firenze dove è indagato per finanziamento illecito, assieme a Maria Elena Boschi e Luca Lotti, nell’ambito dell’inchiesta sulla Fondazione Open. Che cosa chiede Renzi alla Procura di Firenze? Se come riferito da alcuni quotidiani, esistono intercettazioni che riguardano lui e gli altri eletti, “nonché l’inserimento nelle chiavi di ricerca di telefonini e computer sequestrati dei nomi dei parlamentari della Repubblica”. Ciò configurerebbe, a suo avviso, una violazione dell’articolo 68 della Costituzione che prevede che per le captazioni e tutte le altre operazioni di indagine che riguardano i parlamentari sarebbe stato necessario chiedere, in via preventiva, l’autorizzazione alle Camere di appartenenza. Tradotto: se si dovesse materializzare una richiesta di autorizzazione da Firenze, andrebbe respinta al mittente in quanto velata dal fumus persecutionis. A Renzi gli inquirenti contestano di aver beneficiato delle somme incassate dalla Open, circa 7,2 milioni dal 2014 al 2018, e messe a disposizione della corrente renziana del Pd.
Il leader di Italia Viva ha già sollevato la questione della competenza territoriale nel tentativo di far spostare l’inchiesta a Roma o a Pistoia: richiesta respinta dalla Cassazione pochi giorni fa, dopo che lo stesso aveva fatto la Procura di Firenze a inizio di dicembre. Quando improvvisamente era di nuovo tornata ad alzarsi la temperatura all’interno della maggioranza, con Renzi da un lato impegnato a cannoneggiare Conte sulla governance del Recovery e dall’altro a prendere carta e penna per scrivere al Senato in cerca dello scudo dell’immunità.
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