domenica 29/11/2020L’INTERVISTA – CHIARA APPENDINO

LA PRIMA CITTADINA DI TORINO: “NON SI PUÒ RIMUOVERE LA SCONFITTA DEL 2016 COME UN MERO INCIDENTE DI PERCORSO”di Ettore Boffano Torino

Sindaca Chiara Appendino, ormai lei è fuori dalla partita per la sua successione. Dopo la condanna in primo grado a 6 mesi, per falso ideologico nel bilancio del Comune di Torino del 2016, si è autosospesa dal M5S e ha annunciato che non si ricandiderà. Due giorni fa, anche il rettore del Politecnico, Guido Saracco, ha ritirato per motivi familiari la disponibilità a correre, spiazzando il Pd. Chi diventerà sindaco di Torino?

Bella domanda. Alla quale risponderò dopo, facendo un ragionamento che riguarda anche me. Prima, però, mi permetta di dire che sono dispiaciuta per Saracco. Ecco, credo che si sarebbe potuto costruire. Peccato.

Dunque, nonostante questa defezione, la strada resta quella di un accordo possibile tra Cinquestelle e Pd? 

Alt: non corriamo troppo e non mi faccia dire ciò che non dico. Il mio ragionamento, quello di chi non si ricandida più, ma che è tuttora sindaco, è questo: mettiamo in piedi un tavolo sulla città, individuiamo temi, ruoli e futuro che intendiamo dare a Torino nel Paese. Poi si parlerà di uomini o di donne e di possibili alleanze. Con qualche paletto, però, che tenga conto del fatto che io e il M5S abbiamo guidato questa città negli ultimi 4 anni e mezzo.

Che cosa vuol dire? 

Che ci sono delle cose che abbiamo fatto e, soprattutto, delle scelte che impegnano il futuro di Torino. Non si possono mettere da parte e non si può pensare di affidarle a personaggi che vengono dal passato. Io rivendico di aver riportato il bilancio del Comune a una situazione di sicurezza. Abbiamo scongiurato il pre-dissesto e ora il Comune può tornare a fare investimenti: persino nella manutenzione delle strade. E poi ci sono gli impegni mantenuti sulle periferie, dove abbiamo investito 45 milioni di euro, sulla mobilità. sull’innovazione, e quelli per lo sviluppo, con gli aiuti del governo per sei poli di intervento.

Una rivendicazione giusta per chi si prepara a lasciare, ma che aggiunge poco alla costruzione di un’alleanza per il 2021. Non crede? 

Non è vero. Ci si allea o, meglio, ci si mette attorno a un tavolo, se ci si riconosce reciprocamente. Io ogni sera mi interrogo su che cosa avrei potuto fare meglio. Ma le cose che ho appena elencate non si possono cancellare. Non toccherà a me condurre quella discussione, ma ci sono argomenti che non potranno essere messi da parte. Quello dei diritti, per esempio: io sono il primo sindaco che ha trascritto la nascita di un figlio di genitori dello stesso sesso. Su questo, non si torna al passato.

Qualche nome per un possibile candidato? Qualche consiglio al Pd? 

Non spetta a me fare nomi, non ci possono essere candidati di Chiara Appendino. E non intendo bruciare nessuno, neppure tra i 5Stelle. Anche al Pd non posso dare consigli; faccio solo una riflessione: non si può rimuovere la sconfitta del 2016 come un mero incidente di percorso. E poi invito tutti, anche i miei, ad andare nei mercati di periferia come faccio io ogni sabato, e a scoprire un malcontento fortissimo, accentuato dal Covid. Segnali da cogliere prima di ogni scelta per contrastare il centrodestra.

Nemmeno un nome a 5Stelle? 

Ripeto, non faccio nomi e non brucio nessuno. So però che il gruppo consiliare lavora a un programma e questo è positivo. Un’unica concessione, ma per Roma: spero che Virginia Raggi si ricandidi, perché penso possa vincere.

Che cosa ha provato per quella condanna che l’ha portata alla rinuncia e poi, qualche giorno fa, quando il pm ha chiesto per lei una pena a 1 anno e 8 mesi nel processo sui fatti di piazza San Carlo? 

I sentimenti sono tanti. La sera della condanna si sono mescolati rabbia, dolore, sconforto. Ti senti giudicata, messa in discussione riguardo ai tuoi valori e alla tua morale. Io non avevo mai messo piede in un tribunale. Quando ho annunciato alla mia famiglia che non mi sarei più ricandidata, mia figlia di 5 anni mi ha risposto: torni a fare la mamma. Però io le sentenze le rispetto, fa parte della mia storia: e per quanto riguarda il falso ideologico, una questione tecnica e non certo di soldi spariti, confido e molto nell’Appello. Se sei sindaco devi agire, non puoi fermarti per paura di eventuali conseguenze. Ma anche per quella vicenda vale ciò che ho detto presentandomi nell’aula del processo per piazza San Carlo: un sindaco deve rappresentare sempre la sua città, assumendosene tutte le responsabilità.

Qualcuno continua a ripetere che potrebbe attenderla un impegno a Roma nel Movimento. C’è qualcosa di vero? 

Prima di rinunciare alla ricandidatura, per quella condanna mi sono autosospesa dal M5S. Le sembra possibile che io possa perdere la faccia? Non intendo certo chiamarmi fuori dalla nostra storia, ma proprio perché sono coerente con essa, per ora sto ferma.

Che ne sarà però dei 5stelle, dopo degli Stati generali molto confusi? 

Per me gli Stati generali sono un inizio. Dobbiamo dirci soprattutto che cosa vogliamo fare per questo Paese, che identità vogliamo avere in continuità con ciò che siamo stati. Tenendo conto, però, di qualcosa di importante che è venuto dopo: l’esperienza di governo, con il ruolo di suoi azionisti di maggioranza. Ecco: dobbiamo capire come possiamo continuare a essere un movimento che vuole partecipare al governo dell’Italia.

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