domenica 29/11/2020M5S – I PIANI DELL’EX CAPO
STRATEGIE – IL MINISTRO VUOLE IN SQUADRA FICO E DI BATTISTA, ALTRIMENTI POTREBBE RESTARE FUORI. MA VALUTA L’IPOTESI VICEPREMIER (CHE CONTE NON VUOLE) di Luca De Carolis

Tutte le strade giallorosa alla fine portano a lui, all’ex capo. Perché nel governo tutti agitano la parola rimpasto, proprio mentre il M5S prova a concludere il suo faticoso congresso: due vicende che si incrociano sul suo nome, quello del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. Al suo ennesimo bivio.
Perché ora deve decidere se entrare nella nuova segreteria del Movimento, che andrà votata dagli iscritti sul web, oppure se puntare solo su altri ruoli di governo: quello di capodelegazione o quello di vicepremier. Comunque ipotesi, perché l’attuale capodelegazione grillino, Alfonso Bonafede, non ha alcuna premura di cedere il posto. Mentre il presidente del Consiglio Giuseppe Conte non vuole ritrovarsi due vice come ai tempi del governo con la Lega. Però Di Maio può essere un perno necessario, per il M5S che è una galassia piena di caos, ma pure per il Conte che da Nicola Zingaretti non ha molto da temere, ma che a Dario Franceschini deve stare attento. Così bisogna comunque ripartire dal ministro di Pomigliano, che cerca di tessere la tela della segreteria a 5Stelle. Per questo ha riallacciato i contatti con Alessandro Di Battista, come raccontato dall’ex deputato. Di Maio vuole che Di Battista faccia parte dell’organo collegiale, per evitare che rimanga fuori a cannoneggiare. Ma per correre l’ex parlamentare pretende che vengano messe al voto le sue condizioni, dalla revoca della concessione ad Autostrade all’intoccabilità dei due mandati. Richiesta difficile da esaudire, tanto che nella sua area si lavora già a candidature alternative (Antonella Laricchia o Barbara Lezzi). Di Maio però spera ancora di convincerlo. Perché l’ex capo entrerà con certezza solo in un organo fatto di big: con lui, Di Battista e magari il presidente della Camera Roberto Fico, altro maggiorente incerto (ma dal Quirinale non avrebbero posto obiezioni alla sua candidatura). In caso contrario, Di Maio potrebbe anche restare fuori. E cercare più decisamente altri ruoli di governo, come quello di capodelegazione. Anche se c’è una controindicazione: togliere quel ruolo al Guardasigilli potrebbe essere rischioso. “Alfonso deve restare capodelegazione, perché renziani e un pezzo del Pd sono pronti ad assaltare il suo ministero” spiega un altro 5Stelle di governo. Ergo, con un rimpasto da definire a Bonafede non può essere chiesto un passo indietro.
Il tema si potrebbe porre solo tra qualche settimana, perché di ritocco della squadra di governo se ne parlerà in concreto non prima di gennaio, a legge di bilancio approvata. Ma già ora c’è un altro nodo sul tavolo, quello dei vicepremier. Perché per Di Maio tornare a fare il numero due di Conte sarebbe più semplice. Nessuno nel M5S gli potrebbe obiettare un’incompatibilità con un ruolo anche in segreteria (questione che invece si porrebbe se facesse il capodelegazione). E potrebbe incidere di più, dentro l’esecutivo. Ma Conte fa muro. E spinge per un rimpasto minimo, in cui mutino solo un pugno caselle. E su questo è concorde con Di Maio, consapevole che da un ampio giro di poltrone il M5S potrebbe rimetterci. Nell’attesa, ieri da Sky Tg 24, un dem influente come Goffredo Bettini gli ha inviato segnali: “Nei dieci punti di Di Maio (quelli della lettera al Foglio, ndr) c’è un’impostazione di grande serietà”. Stando proprio al Foglio, la missiva è piaciuta molto anche al forzista Renato Brunetta. A conferma che il Di Maio “dialogante” miete consensi, tra i berlusconiani. Ma per ora pesa di più il sostegno di Bettini, che in questi giorni ha sentito diversi grillini di governo. Ripetendo a tutti: “Conte non si tocca, ma serve un esecutivo più forte”.
Certo, poi c’è anche il reggente del M5S Vito Crimi, che ieri sera ha scandito: “Parlare di rimpasto è fuori della realtà, nessun ministro del Movimento è sacrificabile”. Un intervento richiesto da ministri e sottosegretari attuali, agitatissimi nelle chat. Ma tra un po’ non toccherà più a lui farlo. E a occhio lo vivrà come un sollievo.
© 2020 Editoriale il Fatto S.p.A. C.F. e P.IVA 10460121006
