giovedì 12/11/2020LE INTERCETTAZIONI

di J. Roc. e V. Iur.

“Ti aiuterà tutta la vita”. Così Michele Donferri rassicurò Paolo Berti: Giovanni Castellucci non si sarebbe dimenticato di lui. Sarebbe stato questo il premio per aver mantenuto ‘la linea’. Quella di Aspi. E così salvare l’amministratore delegato nel processo di Avellino. Nuove intercettazioni di Berti e Donferri, dopo quella resa nota nel settembre 2019 nell’ambito di un altro procedimento, sembrano condurre nella direzione dell’esistenza di una sorta di ‘patto del silenzio’ tra i due manager e Castellucci.

La conversazione è captata l’11 gennaio 2019. È il giorno della condanna di Berti a cinque anni in primo grado per i 40 morti del viadotto di Acqualonga, in Irpinia, la strage del 28 luglio 2013. La Procura di Avellino è riuscita a dimostrare che le barriere new jersey erano fradice e che se ben manutenute avrebbero retto l’impatto del bus dai freni rotti, ma il giudice ha assolto Castellucci e condannato solo i dirigenti di tronco autostradale. Secondo il Gip, dal tenore della conversazione di un agitato Berti “si comprende che nell’ambito di quel procedimento, non ha riferito la verità per difendere la ‘linea aziendale’ condotta che ha contribuito all’assoluzione di Castellucci e che quest’ultimo evidentemente interessato al fatto che Berti mantenga tale impostazione e non cambi linea difensiva nei successivi gradi del giudizio ha incaricato Donferri di tenerlo tranquillo e di rassicurarlo del suo futuro aiuto”. Donferri infatti si fa postino di Castellucci “perché ha chiesto una mediazione con te, ti vuole rasserenare che ti aiuterà per tutta la vita, ti vuole dire questo messaggio”… e lo invita a fare “tesoro dell’attuale momento. Rivendica quello che devi rivendica… Hai capito Paole’ … questo però, che tu sia stanco non è chi, gli puoi… imputa’, lui che ci sono quarantrè morti de là .. quaranta de qua. Stamo tutti sulla stessa barca”. Berti poco dopo si sfoga con la moglie: “Abbiamo dovuto difendere la line… alla fine qualcuno ci è andato di mezzo capito?”.

Tre giorni dopo Berti, che ancora non ha metabolizzato la batosta giudiziaria, confessa a Donferri di aver mentito: “Quello… veramente è uno che meritava una botta di matto ma una botta dì matto dove io mi alzavo la mattina, andavo ad Avellino e dicevo la verità così l’ammazzavo credimi era … era l’unica soddisfazione che avevo …”. La replica: “No, ma a te non cambiava niente. Adesso invece hai la speranza di trovare un accordo con ‘sta gente .. che tacciano ma devi trovarlo …”.

Nel cellulare di Donferri è stato anche ritrovato un whatsapp eliminato e poi recuperato, del 25 giugno 2018, un mese e mezzo prima del crollo, nel quale ammetteva di sapere che “i cavi del Morandi sono corrosi”. Lo scriveva a Berti in risposta al suggerimento di iniettare aria deumidificata per proteggerli. Donferri dopo il licenziamento avrebbe trafugato un plico di documenti sul ponte Morandi. Per “sviare le indagini” secondo il Gip. Chiese aiuto a un amico. “Portati un bel trolley grosso… devo comincia a prendere l’archivio là del Polcevera, quella è roba mia”.

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