Anziano rintracciato alla Torretta, carabinieri allertati dai parenti
«Neppure una telefonata». Un altro degente tornato a casa solo
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Silvia Andreetto Luisa Barberis
Dimesso dal pronto soccorso del San Paolo senza che i parenti fossero avvisati, un ottantaseienne savonese si è ritrovato a vagare per la città. Un episodio che ha suscitato rabbia nella famiglia, che si è rivolta al Secolo XIX, raccontando una storia che vede protagonista l’anziano paziente che, dopo la dimissione, si è avventurato giù dalla discesa del Valloria finché, stremato, si è fermato sotto la Torretta. Qui è stato riabbracciato dal figlio, che si era rivolto ai carabinieri per trovarlo. L’Asl2 ha spiegato che «il paziente era vigile e orientato e il suo stato di salute compatibile con le dimissioni». La situazione non è però isolata, visto che una seconda simile storia è stata raccontata dalla sorella di un cinquantenne, affetto da diversi problemi di salute, che uscito dall’ospedale ha camminato fin oltre il Letimbro, citofonando alle cinque del mattino a casa della madre. Per via delle regole anti-Covid i parenti non hanno potuto accompagnare i loro cari all’interno del pronto soccorso, ma, in entrambi i casi, avevano lasciato i recapiti telefonici al personale sanitario, in modo da essere contattati non appena ultimati i controlli. «La nostra è la cronistoria di una domenica di ordinaria follia ai tempi del covid al Pronto soccorso – ha scritto al Secolo XIX Renato Falco, figlio dell’ottantaseienne – Tutto è iniziato alle 11 di domenica, dopo aver affidato mio padre all’infermiera del triage, spiegando che la pressione era schizzata oltre 220 e che accusava uno stato ansioso a causa del ricovero urgente della moglie. Abbiamo atteso nel piazzale, finché alle 12.15 un’infermiera ci ha consigliato di andare a pranzo e di tornare più tardi, visto che il medico stava attendendo i referti degli esami. Abbiamo fatto così, fiduciosi che papà fosse in buone mani, raccomandando di avvisarci in caso di novità». Ma quando il figlio e la nuora sono tornati alle 14.30, a loro è stato comunicato che il paziente era stato dimesso. Dopo averlo ritrovato alla Torretta, protestando, si sono sentiti rispondere che era stata chiamata la figlia. «Ma io sono figlio unico – sottolinea Falco – Il medico ha risposto che mio padre è maggiorenne e che avrebbe potuto prendere un taxi. Abbiamo sfiorato la rissa, ma siccome non avevo tempo di ascoltare assurde giustificazioni, visto che papà non rispondeva al telefono e non si trovava, ci siamo precipitati in Questura e dai carabinieri. Lo abbiamo trovato, quando finalmente ha risposto al cellulare che non ricordava neppure di avere. È finita bene, ma poteva non essere così. Mi riservo di verificare le leggi, affinché tali situazioni non si ripetano». Simile è il racconto di una savonese, incappata in ore d’ansia per il ricovero del fratello. «Nessuno ha chiamato me o mia mamma – ha spiegato la donna – e mio fratello si è presentato a casa alle 5 del mattino, stravolto e seminudo. Era arrivato al San Paolo in ambulanza, dopo aver accusato un malore per strada ed esser stato soccorso dai passanti che lo avevano visto in stato confusionale. Io e mia mamma siamo state avvisate dai vigili urbani, abbiamo chiamato il pronto soccorso per avere informazioni, ci hanno spiegato che non si poteva entrare, che purtroppo c’erano casi gravi che sarebbero stati visti prima di mio fratello e quindi abbiamo lasciato i recapiti. Erano le 21. Alle 5, senza alcuna chiamata, mio fratello è tornato a piedi da solo. Non sappiamo se lo volessero ricoverare, se lui abbia firmato per uscire, anche se, visti i suoi problemi, non era in grado di decidere. Non abbiamo chiesto spiegazioni, ma c’è rabbia e questo modo stupisce». —