domenica 31/05/2020
di Giorgio Ragazzi

Autostrade per l’Italia, tra le misure offerte al Governo per evitare la revoca della concessione, ha prospettato investimenti per 14,5 miliardi. Una cifra imponente, come potrebbe l’esecutivo rinunciarvi? In realtà si tratta di investimenti nei prossimi 18 anni, con impatto immediato modesto. Ma vediamo quali sono: 1) 4,1 miliardi per completare interventi già previsti dal Piano 1997, dal IV atto 2002 e dal piano 2007; 2) 4,1 miliardi per la “gronda di Genova”; 3) 2,3 miliardi per 154 km di terze/quarte corsie e 4 miliardi per l’ammodernamento e il prolungamento della vita utile di opere..
Gli investimenti del Piano 1997 sono già stati remunerati in tariffa e la società ha quindi l’obbligo di completarli, pur con tanti anni di ritardo. Quelli del IV Atto aggiuntivo avrebbero dovuto essere completati entro il 2007. Su questo arretrato di 4 miliardi ASPI ha investito, nel 2019, solo 150 milioni, appena il 3%. Il minacciato blocco degli investimenti, di fatto, è già iniziato da tempo. Il progetto per la Gronda sta molto a cuore alla società perché, nell’accordo col ministro Graziano Delrio, era riuscita ad ottenere, oltre ad un’alta remunerazione, anche la proroga della concessione dal 2038 al 2042 (si veda il mio libro “La svendita di Autostrade”, edito da Paper First). È l’unico investimento rilevante che potrebbe essere attivato da un accordo col Governo: ma passare dalla minaccia di revoca a una proroga per altri 4 anni non sarà una giravolta un po’ eccessiva? I residui 6,3 miliardi sono opere di adeguamento della rete che devono ancora essere progettate, approvate ed inserite in Convenzione.
La rete gestita da ASPI è “matura”, non richiede rilevanti nuovi investimenti anche perché la previsione, fatta dalla stessa ASPI, è che il traffico non aumenterà nel prossimo ventennio. Le priorità d’investimento per l’Italia sono altre. Ma Autostrade ha una lunga storia di mega investimenti usati per ottenere benefici dal ministero. La storia si ripete.
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