
(Di Roberta Labonia)In queste ore mi arrivano da più parti attestazioni se non di stima (che a tutto c’è un limite) ma, diciamo, di cauto apprezzamento, verso il comportamento tenuto in queste ore pandemiche dal leader di Forza Italia Silvio Berlusconi. In particolare viene apprezzata la linea di opposizione, composta, misurata, mai gridata, da lui adottata nei confronti del Governo, quasi a voler segnare la distanza col tratto sguaiato e ingiurioso a cui ci ha abituato in queste ore la premiata ditta destrorsa Salvini&Meloni. E, tanto per usare un vecchio neologismo caro a Corrado Guzzanti, mi perplimo.
Mi perplimo si o rimango perplessa, fate voi. Perchè se è vero come è vero che ieri sera anche un Marco Travaglio, stuzzicato malignamente dalla plasticata Gruber su come giudicasse l’approccio di B. verso il Governo rispetto a quello tenuto da Salvini e Meloni, se n’è uscito con una frase del tipo : “fa un’opposizione educata, gli ho sempre rimproverato tante cose ma mai di essere un maleducato”, beh, allora non ci siamo.
Qui si sta abbassando la guardia.
Ve lo devo ricordare io chi è Berlusconi? Basta andare in rete e la verità sarà li, scritta, sotto i vostri occhi:
Berlusconi è uno che ancor prima di entrare in politica, negli anni ’80, già aveva piegato il Parlamento ai suoi fini personali grazie ai buoni uffici del più potente politico di allora, Bettino Craxi, che graziosamente, gli assegno’ per decreto ben 3 reti televisive su base nazionale inaugurando il più grande centro di monopolio privato audiotelevisivo così come ancora lo conosciamo oggi.
Berlusconi è quello che ha una storia giudiziaria lunga quasi come i grani di un rosario. 36 processi di cui 8 finiti in prescrizione e 1 chiuso con sentenza passata in giudicato per frode fiscale, falso in bilancio, e appropriazione indebita. Prescritto per corruzione. Amnistiato per falsa testimonianza. Assolto da falso in bilancio e concussione perché nel frattempo si era depenalizzato il reato (il suo punto forte di uomo di Governo). È tutt’ora sotto processo per induzione a rendere dichiarazioni mendaci all’autorità giudiziaria e per corruzione di testimoni (processo ter Ruby). A suo carico risultano aperte inoltre istruttorie per finanziamento illecito ai partiti, corruzione dei senatori Razzi e Scilipoti e concorso nelle stragi del 92 e del 93 (dati Wikipedia).
Dalle motivazioni della sentenza definitiva di condanna per concorso esterno in associazione mafiosa comminata al suo amico e co-fondatore di Forza Italia Sergio dell’Utri nel 2014, si evince che il pregiudicato di Arcore elargi’ a cosa nostra per 20 anni, ogni 6 mesi, anche quando aveva responsabilità di Governo e sedeva a Palazzo Chigi, 250 milioni.
Questo è Silvio Berlusconi. E se oggi, dichiarandosi sensibile all’emergenza sanitaria che ha colpito il Paese, ha deciso di adottare una linea morbida di opposizione, è per mero calcolo politico. Berlusconi, pur dai suoi 83 suonati, avrà pure perso il pelo, ma non il vizio. Se ti liscia vuole l’anima. Quella che sta portando avanti oggi è una strategia ben studiata. Cerca di sfruttare l’eccezionalità del momento per ritagliarsi una posizione strategica che oggi non ha, stretto com’è fra un Salvini che lo guarda dall’alto del suo 30% anche se in precipitosa discesa, ma sempre tanti voti, e una rampante Giorgia che lo ha quasi doppiato nei consensi. Un vaso di coccio fra due di ferro, questo è, oggi, Berlusconi. E lui lo sa. E non è casuale se, proprio mentre un depresso Renzi dall’ego mortificato, va minacciando di far cadere il Governo, lui va proclamando la sua fede liberale ed europeista per ingraziarsi Conte. Il vecchio satrapo lo sa: laddove il senatore semplice di Rignano tenesse fede alle sue minacce, avrà la sua ultima occasione per ricostruirsi la perduta verginità politica. Qual miglior viatico che proporsi come garante di una stabilità politica in tempi di schock sistemico? Lui sarà li, pronto, a sostenere il Governo.
Ma non si illuda. Se nessuno gli potrà impedire di fornire una stampella esterna al Governo, la linea maginot dei 5 Stelle non cederà.
E guai se così non fosse.
