Ilario Lombardo
Roma
La fronda sovranista del M5S si è contata. Sette deputati, infine, che sostenevano con i colleghi di non poter votare a favore del Mes per la paura «di essere insultati su Facebook». Nelle chat li hanno ribattezzati i “Fratellini d’Italia”, perché hanno ceduto alla trappola di Giorgia Meloni e al suo ordine del giorno che impegnava il governo a non utilizzare il Meccanismo europeo di stabilità. Altri, a partire dall’ex ministra della Salute Giulia Grillo, hanno alzato la tesserina del voto senza esprimersi ostentando la propria contrarietà rimanendo in aula. Si è risolto così, con un grande sospiro di sollievo, il primo round tra grillini e l’odiato Mes.
Ma che il clima stesse sterzando a favore di una tregua sull’Unione europea si era capito già al mattino, e non solo perché il reggente Vito Crimi, aveva osservato che «senza condizionalità vere non si potrebbe non valutare» l’uso del fondo Salva-Stati, ma soprattutto perché si è rifatto vivo Beppe Grillo. Dopo mesi di silenzio, il comico torna sulla scena politica a sostegno di Giuseppe Conte e dell’accordo a metà strappato al Consiglio Ue sul Recovery Fund: «Sta aprendo qualcosa di nuovo, forse l’Europa comincia a diventare una comunità». Un tweet, per spegnere le passioni anti-Ue nei 5 Stelle, che arriva dopo ripetute telefonate tra Grillo e Conte. I due si sono sentiti ancora giovedì. Il fondatore gli ha fatto i complimenti e si sono tranquillizzati a vicenda. Non è stata l’unica telefonata di Grillo. A ridosso dell’appuntamento europeo ha chiamato anche Crimi per capire cosa sta succedendo dentro il Movimento e per evitare fughe in avanti destabilizzanti per il governo. Anche perché il M5S nella veste più istituzionale di questa fase gode di un rimbalzo, secondo alcuni sondaggi che hanno a disposizione, dell’1,8%, mentre Matteo Salvini continua a calare. Il reggente indica a Grillo due grandi problemi. Il primo: Alessandro Di Battista che insegue i riflettori e raccoglie firme contro l’Ue nella fase più delicata dei negoziati. Il secondo: Davide Casaleggio jr, sempre più isolato dal Movimento, e snobbato dalle aziende che credevano avesse una presa maggiore sui grillini nel governo, proprio mentre si parla di app e tracciamenti digitali. La piattaforma Rousseau langue, l’emergenza da coronavirus detta altri tempi. Per questo ai vertici del M5S e al governo hanno spalancato gli occhi quando Casaleggio ha chiesto di far esprimere gli attivisti sul Mes. Sarebbe stato il teatro perfetto per gli psicodrammi grillini e per dar fiato agli scontenti. Non solo. Per ridare centralità al suo sistema, Casaleggio è arrivato a proporre anche di scegliere, in pieno disastro Covid-19, il capo politico. I 5 Stelle sono rimasti attoniti, ma ancora una volta è dovuto intervenire Grillo. Gli Stati Generali, il congresso grillino che sceglierà il futuro leader, sono stati rinviati a fine anno. Fino ad allora Crimi manterrà pieni poteri. E cercherà di farli valere spegnendo i roghi di chi gli nega legittimità, come l’europarlamentare Ignazio Corrao che lo ha definito un abusivo e che spinge per Di Battista leader. L’ex deputato movimentista prima ha ricevuto una strigliata da Grillo, poi ha avuto un colloquio con Crimi. Ha assicurato di non voler né «mettere in difficoltà Conte e il governo» né «ambire a fare il capo politico», e che avrebbe placato Corrao. La macchina delle espulsioni non si è fermata, anche se il M5S continua a perdere pezzi e, solo nelle ultime 24 ore, se ne sono andati due deputati.