
Dice falsità chi sostiene che ieri sera l’Italia ha “firmato” il MES (Meccanismo Europeo di Stabilità).
Non tutti lo sanno, ma il MES è già realtà: esiste dal 2011 e venne approvato durante il Governo Berlusconi IV, pienamente sostenuto dalla Lega (che ora per fare becera propaganda chiama addirittura il golpe) e dalla Meloni (che oggi si lamenta ma di quel Governo era Ministro).
Il MES è un fondo da 700 miliardi di euro finanziato dagli Stati dell’Eurozona (l’Italia contribuisce per circa il 18%), concepito per erogare linee di credito ai Paesi partecipanti quando necessitano di capitali. Un fondo (perlomeno in teoria) “salva Stati” utilizzabile (se richiesto) in caso di #shock “asimmetrici”, cioè che colpiscono – per qualche motivo – uno dei Paesi.
Il nostro premier #Conte, sostenuto a gran voce dal #M5S, ha già detto più volte che il MES, così come concepito, non è uno strumento adeguato a traghettare l’Italia e gli altri Paesi europei fuori dalla #crisi, anche perché oggi ci troviamo di fronte a un’emergenza che colpisce “simmetricamente” tutti i Paesi. Da qui le ragioni che ci spingono a dire #NoMES: servono altre, più efficaci, soluzioni.
Non ha molto senso dare miliardi a un fondo per ottenerli indietro in forma di prestito (pagando pure un interesse) e dovendo sottostare a rigidi vincoli che implicano l’#austerity. L’austerity – lo sa bene la #Grecia – non ci porta lontano.
Occorre piuttosto che la Banca Centrale Europea (#BCE) stampi #monetae la distribuisca agli Stati che ne hanno bisogno: serve #denaro fresco da mettere in circolazione (come del resto sta facendo la Federal Reserve negli USA).
Per mettere in circolazione denaro la BCE effettua il cosiddetto “#quantitativeeasing” acquistando titoli del #debitopubblico. Ma di chi, per quale quantità, a che #tassi? Qui si gioca la partita: come spartire la torta?
La risposta ideale sarebbe “a chi ne ha bisogno, quanto basta, al tasso minore possibile”.
Oggi il bisogno riguarda tutti, quantificarlo non è semplice, ma è certo che la diversità tra Paesi in termini di rischio, comporta una differenza di tassi di interesse (il cosiddetto #spread), che a volte diventa un costo insostenibile, erodendo ai #bilanci statali preziose risorse. Per ridurre il tasso di interesse pagato occorre ridurre il #rischio e il rischio lo riduci emettendo titoli di debito pubblico non marchiati Italia, Francia o Portogallo, ma marchiati Europa: ecco gli #eurobond.
Non si tratta di collettivizzare il debito pubblico esistente (sia mai che gli amici olandesi – a posto con i conti pubblici ma indebitati privatamente più di noi – debbano pagare per gli italiani che hanno eletto negli ultimi 30 anni politici spendaccioni), si tratta di far fronte ad un’emergenza comune con nuove risorse comuni, con quello spirito di solidarietà su cui dovrebbe reggersi la “#comunità” europea, tanto più nel momento del bisogno. Uniti siamo più forti non è infatti solo uno slogan: il tasso di #interesse pagato al mercato per un ipotetico eurobond (o coronabond chiamatelo come vi pare) sarebbe sicuramente più basso di quello pagato sui #BTP e in generale più basso della media dei tassi sui #debiti dei singoli Stati.
È dunque una questione di #opportunità.
L’Eurogruppo di questi giorni doveva UNICAMENTE elaborare una proposta per affrontare la crisi COVID-19 da portare al prossimo Consiglio Europeo.
Prima della ferrea opposizione del @movimento5stelle e dell’intervento del Premier Conte, l’agenda dell’Eurogruppo portava come UNICO oggetto di discussione solo e soltanto il MES.
Siamo riusciti ad inserire in quell’agenda che all’inizio prevedeva SOLO IL MES anche altri tre strumenti a valere come proposte:
a) un nuovo programma della #BEI (Banca Europea degli Investimenti);
b) il programma #SURE della Commissione Europea, a sostegno della Cassa Integrazione
c) il Fondo per la Ripresa alimentato dall’emissione di titoli comuni europei, anticamera degli Eurobond;
Ieri sera all’#Eurogruppo è stata discussa e sottoscritta una proposta comune dei Ministri delle Finanze europee, tra cui il Ministro dell’Economia italiano Gualtieri. In tale sede L’ITALIA NON HA ATTIVATO NÉ FIRMATO ALCUNA MODIFICA DEL MES, che rimane una delle opzioni a cui gli Stati senza condizionalità potranno (e non necessariamente dovranno) ricorrere per far fronte per le spese sanitarie connesse all’#emergenza #coronavirus.
Il testimone adesso passa al Consiglio Europeo, dove il nostro Presidente Conte parlerà per conto dell’Italia.
In quella sede si prenderanno le decisioni ed in quella sede noi ribadiremo un semplice principio: NO MES, servono altri strumenti.
Chi afferma che ieri l’Italia abbia attivato il MES è in malafede e vuole solo sobillare gli italiani, facendo leva solo sulle menzogne.
Anche perché non basta una firma per dire sì o no al MES: l’adozione di queste misure da parte del nostro Paese dovrebbe comunque passare dal voto del Parlamento italiano.
Chi diffonde #fakenews e alimentando paure continua a fare #propaganda su questo argomento è solo uno sciacallo che non fa altro che indebolire l’Italia.
E poi magari, col #sovranismo in bocca, pensa pure di essere un patriota.


proprio durante emergenze, terremoti, alluvioni, pandemie si verificano puntualmente dei comportamenti di grande meschinità, avvoltoi che sfruttano il momento di debolezza del tessuto sociale per accaparrarsi le carcasse sfinite .
Si critica e si polemizza in continuazione da troppo tempo e non si costruisce mai, e costruiscono i fatti non le parole!
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