
La positività al Covid-19 di un dipendente dell’Italiana Coke fa crescere l’apprensione tra i lavoratori. L’azienda minimizza, ricostruendo la vicenda anche da un punto di vista dei tempi, ma la preoccupazione tra i lavoratori è forte. Il dipendente, cairese quarantenne, avrebbe accusato i sintomi di una brutta influenza i primi di marzo, con un peggioramento che l’avrebbero convinto a rivolgersi al Pronto soccorso di Savona. Lì viene confermata la polmonite acuta con l’invito all’isolamento volontario. Il 14 marzo viene eseguito il tampone e il 16 confermata la positività. L’azienda sottolinea: «Continuiamo non solo a osservare le misure prescritte, ma le anticipiamo anche. Siamo in contatto con lavoratori e sindacati per far fronte alle esigenze». Il lavoratore era assente dal 3 marzo, quindi, essendo passati 21 giorni senza che si siano registrati, secondo l’azienda, altri casi, anche perché nel frattempo si erano attivate le procedure di sanificazione sanitarie, il problema non sussiste. Meno convinti i lavoratori, molti dei quali starebbero ricorrendo al congedo per malattia. I sindacati: «Non serve fare allarmismo. Si registra, come al solito, l’atteggiamento dell’azienda che non comunica nulla ai sindacati e ai lavoratori se non quando è messa alle strette. Oggi è in programma un nuovo incontro della Rsu con l’Ad Cervetti». M.CA. —
