I protocolli di intervento per i casi di coronavirus Covid 19 ci sono e sono anche ben delineati. Eppure spesso accade che qualcosa vada storto. E, quando il meccanismo si inceppa, le conseguenze possono causare anche problemi non indifferenti, come nel caso di personale sanitario che, in un momento in cui ogni presenza in questo campo è preziosa, si vede costretto a finire in quarantena. Era successo di recente al Pronto soccorso di Albenga ed è accaduto di nuovo, ora, al Pronto soccorso di Imperia, a seguito dei due casi positivi di coronavirus provenienti dall’hotel Paradiso di Diano Marina. 
Sono una ventina gli operatori sanitari imperiesi, fra medici, infermieri e personale di ambulanza e automedica, sottoposti a vigilanza sanitaria con isolamento volontario e a tamponi per verificare il loro eventuale contagio. Si tratta di tutto il personale venuto in contatto con la coppia, marito e moglie, di Brembate di Sopra, in provincia di Bergamo, ora ricoverata al reparto Malattie infettive di Sanremo. Una coppia che non sarebbe affatto dovuta transitare attraverso nessun Pronto soccorso. Se la procedura fosse stata attuata correttamente infatti, i due anziani avrebbero dovuto essere prelevati da un’ambulanza attrezzata, con personale equipaggiato con dispositivi di protezione e trasferita direttamente all’ospedale di Sanremo, punto di riferimento provinciale per i casi di Covid 19. Invece non è andata così. 
Cosa è successo? Cosa è andato storto? Quale rotella del meccanismo si è inceppata? Difficile dare una risposta precisa a tutte le questione, anche perché sono tanti gli attori in campo e quindi anche le rotelle del complesso meccanismo legato al protocollo di sicurezza per il coronavirus. Intanto c’è la centrale di Genova del 112, il Numero unico per le emergenze che riceve tutte le chiamate di soccorso dal territorio ligure e ha il compito di smistarle. Poi, in caso di emergenza sanitaria, entra in gioco il 118, in questo caso quello di Imperia. Quindi il personale di soccorso, che, sempre per questo frangente, era quello della Croce Rossa di Diano Marina. 
Secondo quanto dichiarato dal personale dell’hotel Paradiso, dove si trovava la coppia di anziani contagiata, a chiamare l’ambulanza, direttamente dalla camera, senza avvisare la portineria dell’albergo, sarebbe stato uno dei due anziani. L’addetto alla portineria si è quindi visto arrivare in hotel i soccorritori senza neppure sapere cosa stesse accadendo. La donna è stata portata al Pronto soccorso, dal quale è stata poi dimessa, per tornarvi una seconda volta il giorno dopo. Ciò che appare evidente, è che, in tutti questi passaggi, nessuno ha affrontato il caso legandolo in qualche modo all’emergenza coronavirus, pur dovendo comunque conoscere la provenienza dei due anziani. 
Dall’altro punto di vista, non si può non notare, comunque, che il nostro territorio, soprattutto quello costiero, è una meta da sempre di anziani provenienti soprattutto da Lombardia e Piemonte. Ed è chiaro che spesso alcuni di questi anziani, nel corso del loro soggiorno in riva al mare, accusino forme influenzali. Nel caso della comitiva della bergamasca della quale fa parte la coppia in questione, vi è inoltre il fatto che erano in soggiorno a Diano Marina dal 22 febbraio e quindi, almeno in un primo tempo, nessuno li ha legati all’emergenza coronavirus, visto che le «zone rosse» sono scattate dopo. Insomma, per quanto i protocolli possano essere puntigliosi, l’imprevisto e a volte anche l’errore umano o la sottovalutazione, sono sempre dietro l’angolo. 
Non resta che augurarsi che i tamponi effettuati in queste ore al personale sanitario imperiese in quarantena diano tutti esito negativo e che questi professionisti possano tornare a fare il loro utilissimo lavoro quanto prima. 
L’episodio avvenuto a Imperia serve anche a ricordarci che medici, infermieri, soccorritori e operatori sociosanitari sono quelli che combattono in prima linea e rischiano di più. a. pom. —