(Tommaso Merlo) – La Lega sta dando uno spettacolo davvero penoso con l’emergenza coronavirus. Salvini ormai è una macchietta. Prima vuole “blindare” il paese, tre giorni dopo vuole “aprirlo, aprirlo, aprilo”. Nel frattempo bighellona riempiendosi il pancione e piantando la solita cagnara strappa like con video sempre più insulsi. Invece di dare una mano in questo momento di difficolta nazionale, Salvini farnetica di giochi di palazzo e tenta di sfruttare l’emergenza per colpire Conte a tradimento. Se Salvini fosse al potere raglierebbe che l’Italia sta gestendo alla grande l’emergenza virus e se ne prenderebbe ovviamente tutti i meriti, ma siccome ad agosto se l’è preso in quel posto allora tutto è un disastro e la colpa è ovviamente di Conte reo di averglielo messo, in quel posto. Un modo d’intendere la politica da irresponsabili bambini dell’asilo. Nel diluvio di post e video con cui Salvini inonda il dibattito pubblico in questi giorni, l’unico dato politico da rilevare è che non è in grado di smetterla di far propaganda neanche in momenti d’emergenza nazionale. Più che un sovranista con a cuore la patria, un freddo arrivista con a cuore se stesso. Dietro di lui il solito squallido giornalume. Tane di cinici sciacalli ed esperti del giorno dopo. Ma della Lega spiccano anche i governatori leghisti del nord in questa crisi. Da sempre elogiati come esempio di buona amministrazione nonostante l’infinita serie di scandali che han colpito anche quelle regioni con addirittura degli ex finiti dietro alle sbarre. Allo scoppio dell’emergenza, i governatori leghisti sono partiti in tromba più arroganti che mai e nel giro di qualche giorno han cominciato a piantar grane e a reagire scompostamente a coloro che gli han fatto notare le falle nel loro sistema sanitario. Lesa maestà. Regionalismi mentali. Poi sono cominciate le figuracce. Fontana che sparge panico indossando maldestramente la mascherina sul musone ed una serie di strafalcioni e futili protagonismi. Mancava solo la puzza di razzismo per completare il quadretto del coronalega e per questo ci ha pensato Zaia con una performance che ricorda i bei tempi del rito dell’ampolla, delle barche lungo il Po stracolme di padani a sventolare le bandiere della Serenissima intonando le note di “Va’ pensiero”. I tempi dell’Indipendenza, della Secessione anche armata prima che Salvini si camuffasse da patriota italico. Spiega il governatore veneto che è tutta colpa dei cinesi zozzoni e mangiatori di topi vivi. Roba che se fosse successo in qualunque altro paese occidentale, Zaia sarebbe già tornato a mettere il braccio nel deretano delle mucche da buon veterinario che è. Poi c’è la realtà. Le organizzazioni internazionali competenti fanno i complimenti al governo italiano per come sta gestendo l’emergenza e per la sua strategia di contenimento definita corretta. Si tratta di una emergenza molto complessa da gestire. Per la psciosi e per l’infausta centralità del nostro paese. Richiederebbe serietà, compattezza, abnegazione. Ma siamo in Italia ed imperversa il coronalega.