La guerra – L’ex premier tasta il polso dei parlamentari Iv a Palazzo Giustiniani

“Se Matteo Renzi presenta la mozione di sfiducia ad Alfonso Bonafede, un momento dopo cade il governo”. È questa la reazione di Nicola Zingaretti alla notizia che Renzi intende presentare una mozione di sfiducia a Alfonso Bonafede. L’ex premier lo andava dicendo da giorni. Ma ieri, di fronte a Pd e M5S che continuano a non prendere in considerazione le sue richieste sulla prescrizione, ancora una volta alza il tiro: “Hanno detto che Italia Viva avrebbe mollato e che mi sarei venduto per due poltrone. Fake news! Non si molla! Se c’è decreto o emendamento su prescrizione noi votiamo contro. A testa alta”, twitta.
Mentre fonti di Iv fanno sapere: “Se ci sarà la richiesta di un voto di fiducia sul governo, Iv rilancerà sulla mozione di sfiducia al Senato dove Renzi è convinto di portare tutti i voti di Iv, le opposizioni (difficile ipotizzare il soccorso azzurro proprio sulla giustizia) e qualcuno anche del Pd”. Toni sempre più alti: “Il ministro Bonafede sarebbe costretto a dimettersi”. Il riferimento è all’idea dell’esecutivo di inserire nel Milleproroghe l’emendamento che recepisce il lodo Conte bis e su quello mettere la fiducia.
In realtà, al governo stanno cercando di sminare il campo per quanto possibile. Non si esclude un piano B, non meno complicato ma più “dialogante” nei confronti di Iv: un emendamento alla proposta di legge Costa destinata ad andare in Aula il 24 febbraio. “Senza l’emendamento al milleproroghe, la sfiducia non la presento”, dice a sera agli amici Matteo Renzi. La guerra quotidiana sembra andare verso l’ennesima tregua. Ma nessuno può saperlo davvero.
L’ex premier continua a mantenere l’assetto di guerra. E ieri sera riunisce i suoi a Palazzo Giustiniani anche nel tentativo di ribadire chi comanda. Perché poi che lo seguano tutti i suoi 17 senatori in un’eventuale mossa di sfiducia è tutto da vedere.
Intanto, Dem e M5S sono compatti nell’attacco. Su tutti, per il Pd, Dario Franceschini: “Se un partito di maggioranza minaccia di sfiduciare un ministro, sta minacciando di sfiduciare l’intero governo”. E anche gli ex renziani di Base Riformista prendono posizione. Dice Andrea Romano: “Non è il momento delle dichiarazioni ad effetto, né delle provocazioni. Se davvero si vuole arrivare a una buona soluzione sul nodo prescrizione, serve un disarmo reciproco tra coloro che in queste ore hanno lanciato ultimatum e penultimatum”. Nel frattempo, sono i Cinque Stelle a far notare l’ennesima falla nella strategia renziana: se il governo cade, la norma Bonafede che abroga la prescrizione rimarrà com’è. “Renzi e Italia Viva continuano con le loro forzature assurde, dimenticando che lo stop alla prescrizione è già legge e che questo governo con il ministro Bonafede sta lavorando per accorciare i tempi biblici dei nostri processi”, dichiara Danilo Toninelli.
Il risultato è che si naviga a vista mentre lo scontro sulla prescrizione è visto con una certa preoccupazione anche al Quirinale. Nel tentativo di arrivare a una mediazione tecnica e politica, il Cdm non si riunirà prima di giovedì.
