francesca paci
roma
I social network non hanno ancora smesso di moltiplicare l’immagine della farfalla in volo sopra al filo spinato evocata dalla senatrice Liliana Segre a Bruxelles, che l’Eurispes rilascia un nuovo sinistro studio sulla vocazione del nostro Paese a disconoscere l’Olocausto. 
Secondo il “Rapporto Italia 2020”, il 32° della categoria, il 15,6% degli italiani è convinto che la Shoah sia propaganda, una percentuale cresciuta di 7 volte in 15 anni (era il 2,7% nel 2004). Il 16,1% ridimensiona la portata dello sterminio, il 22,2% pensa che gli ebrei controllino i mezzi di informazione, il 26,4% li ritiene l’ago della bilancia della politica americana. Uno ogni tre infine (37,2%), considera delle “bravate” fatte “per provocazione” o “per scherzo” gli episodi di antisemitismo verificatisi negli ultimi tempi, a partire dalla scritta “Juden hier” (qui ci sono ebrei) comparsa sulla porta di casa della partigiana Lidia Beccaria Rolfi, in provincia di Cuneo. Per gli altri, per fortuna la maggioranza, sono casi isolati (61,7%) o delle conseguenze di un linguaggio avvelenato di odio e razzismo (60,6%): una condanna dunque, sebbene segnata, ed è questo l’aspetto veramente grave, da una certa distanza, quasi indifferenza. 
Ci risiamo, viene da dire. Pochi giorni fa un altro rapporto, di Euromedia Research per l’osservatorio Solomon, rilevava come 1 ogni 100 italiani reputasse lo sterminio degli ebrei “una leggenda”. Eppure nei dati Eurispes ci sono anche spunti di riflessione a più ampio raggio. Quasi la metà degli italiani infatti, teme che il fenomeno (negazionismo, antisemitismo) si inasprisca e suggerisce in questo modo di prendere la cosa meno sotto gamba di come appaia a una prima lettura. Inoltre, con buona pace dell’audace Alessandra Mussolini che chiede impudicamente alla senatrice Segre di non fomentare l’odio contro il fascismo, gli intervistati nostalgici del Ventennio non sono gran cosa. Per il 19,8% vale l’affermazione secondo cui “molti pensano che Mussolini sia stato un grande leader che ha solo commesso qualche sbaglio”, il 14,1% pensa che “siamo un popolo prevalentemente di destra” e il 12,7% afferma che “ordine e disciplina sono valori molto amati dagli italiani”. Dichiarazioni generiche insomma, vaghissime.
L’impressione generale è che l’antisemitismo e la minimizzazione dell’Olocausto vadano di pari passo con l’aumento dell’indifferenza “sociale” degli italiani, quella zona grigia in cui domina la proiezione dei propri problemi e la paura mangia l’anima. Non a caso il “Rapporto Italia 2020” indaga anche la diffidenza verso gli stranieri e la risposta è in linea: sebbene nel 2019 gli sbarchi siano calati del 50,4% rispetto all’anno precedente i sostenitori dello Ius soli sono scesi dal 60,3% al 50%. Un bisogno esiziale di barriere.