venerdì 17/01/2020

“Una guerra. Questo incidente probatorio sarà durissimo”, aveva detto un perito all’inizio dell’inchiesta sul Morandi. E così è stato. La prova è arrivata ieri: sul tavolo della Procura è piombata una segnalazione in cui i periti del Gip denunciano di “ricevere pressioni costanti dai consulenti delle parti e di non essere sereni nello svolgimento del loro lavoro”.
Il fascicolo con la videoregistrazione dell’ultimo incontro tra periti è sulla scrivania del procuratore di Genova Francesco Cozzi. Dovranno essere esaminati tutti i passaggi, soprattutto le frasi di due periti di parte, per valutare se si possa ipotizzare un oltraggio (i periti del gip sono considerati pubblici ufficiali). In sostanza, riferisce chi era presente, i periti del Gip sarebbero stati accusati con toni piuttosto accesi di non essere imparziali e di uniformarsi a tesi altrui. Parole che per qualcuno dei presenti sono risultate “offensive” e “quasi minacciose”. Saranno i video a chiarire se si sia andati oltre una pur accesa dialettica processuale. È accaduto nella riunione del 21 dicembre.
L’atmosfera dall’inizio dell’incidente probatorio è incandescente: oltre 70 indagati, con relativi periti. Ma soprattutto una posta in gioco immensa: non soltanto condanne (sono indagate anche Aspi e Spea) e risarcimenti milionari. La partita è decisiva anche per la revoca della concessione ad Autostrade. Uno dei periti presenti definisce l’atmosfera: “Pesantissima. E non soltanto per lo stillicidio di richieste delle parti, che allungano così i tempi”. Tra i tecnici c’è chi all’uscita si sfoga: “Ci sono toni troppo duri… fanno male… io così non riesco a lavorare”.
Insomma, guerra. Non è la prima volta che accade, al di là delle dichiarazioni di fair play e di massima collaborazione. All’udienza del 4 giugno 2019 alcuni avvocati degli accusati erano arrivati a lamentare una “asimmetria conoscitiva” e uno sbilanciamento a favore dell’accusa. Ma c’era anche chi aveva abbandonato il felpato linguaggio legale invitando i pm a preservare il principio di legalità per evitare di scivolare nel “diritto penale nazionalsocialista”, in pratica quello utilizzato nel periodo nazista. Altri avevano ricordato che un pm che presenti quesiti inammissibili può essere sottoposto a procedimenti disciplinari.
Clima e atteggiamenti che avevano colpito i parenti delle vittime, come Emmanuel Diaz che nel crollo del Morandi ha perso il fratello Henry: “Il pm Massimo Terrile sta lavorando benissimo. Anche se alcuni legali sono strafottenti, sta reagendo bene, non perde mai la calma ma risponde battuta su battuta. Bisogna che si raggiunga la verità, che sia fatta giustizia. I soggetti forti di questo processo, che dispongono di miliardi, non possono schiacciare quelli deboli e senza mezzi come noi”.
E ieri Cozzi, che sta valutando la segnalazione inviata dal gip Nutini, è stato chiaro: “C’è un clima che deve essere cambiato. Serve maggiore correttezza reciproca e rispetto anche per le difese, il giudice e le vittime”.
Che il momento sia decisivo e la partita durissima lo testimonia un altro fatto: la ministra delle Infrastrutture Paola De Micheli ha ‘commissariato’ l’Ufficio Ispettivo Territoriale di Genova del ministero che doveva compiere controlli su tunnel e viadotti e quindi vigilare sul lavoro delle concessionarie. Alla guida quattro anni fa era stato posto Carmine Testa, che però nel 2018 era stato iscritto nel registro degli indagati. La ministra ha inviato in Liguria e Piemonte l’ingegner Placido Migliorino, quello che i dirigenti delle società indagate nelle intercettazioni definivano “il mastino” da “tenere a bada”.
E Migliorino ha già cominciato il suo lavoro: ha dato disposizione ad Autofiori (gruppo Gavio) di chiudere il casello di Altare (A6, Savona-Torino) se non fossero stati compiuti lavori. Subito gli interventi sono stati avviati. Sono stati poi accertati problemi statici su tre viadotti (tra cui il Cento) sempre della A6 (in attesa di interventi sostanziali saranno avviate modifiche del traffico), quella dove a novembre crollò un viadotto.
Migliorino ha riscontrato problemi anche su tre viadotti della A26: Fado, Pecetti e Bormida (già oggetto di indagine dei pm). Dieci viadotti sono stati esaminati. Altri sette lo saranno molto presto.
