domenica 24/11/2019
MOVIMENTO – GLI ELETTI CONTRO IL “BAVAGLIO”. E SPERANO NELLA FIDUCIA “A TEMPO”

Lì fuori ci sono tanti 5Stelle, veterani e non, che speravano nel taglio della testa al presunto tiranno Di Maio. Di mattina Grillo li delude, anzi li esorta a “non rompere” i cosiddetti.
Ma ciò che funziona in video non vale fuori inquadratura, e allora il fondatore via telefono spiega e precisa ai molti che lo cercano: “Ora dobbiamo sostenere Luigi, essere compatti. Lui mi ha dato delle garanzie, mi ha giurato che cederà un po’ di potere ad altri, ma vediamo tra due mesi come saremo messi”. Potrebbe essere una fiducia a tempo, condizionata a una vera riorganizzazione nel segno di una maggiore collegialità. O magari un modo per buttare la palla più lontano, “perché anche Beppe sa che un’alternativa a Di Maio non c’è” come sussurra un big di vecchio conio. Ed è il primo punto di forza del capo politico, che dalla Sicilia rivendica: “L’incontro con Beppe Grillo ha smentito settimane e settimane di fake news sul rapporto tra me e lui”.
Di certo rilancia: “Dal 15 dicembre verrò affiancato dal team del futuro”. Cioè dai suoi 12 facilitatori ripartiti per temi. Poi al Tg1 torna sul contratto da proporre ai dem: “Si apra un tavolo con i capigruppo della maggioranza”. Però, sempre lì fuori, un bel pezzo del M5Sdigrigna ancora i denti. Per questo Di Maio nelle scorse ore ha scritto a vari esponenti di spicco, chiedendo un incontro. “Vediamoci, parliamo”. Sa che deve ricucire. E non può restare sorpreso da quell’hashtag che ieri si diffonde sui social, #iorompoicoglioni. Un filo rosso a cui si aggrappa anche Roberta Lombardi: “Io rompo i coglioni e me lo ha insegnato Beppe 12 anni fa. Il ruolo del capo politico interpretato come l’uomo solo al comando non funziona, e lo riscrivo”. Il senatore Alberto Airola, no Tav non pentito, la mette così: “Ok, non rompiamo le scatole lavorerò a testa basta come ho sempre fatto, in silenzio. Vi va bene?”. Invece Luigi Gallo, presidente della commissione Cultura della Camera, vicino a Roberto Fico, esulta: “È chiaro che Beppe ha messo ancora una volta una pietra tombale sulla Lega e sulla destra. Ormai il modello dell’uomo solo al comando non funziona più”. È il bicchiere mezzo pieno, visto dall’ala sinistra del Movimento, e un modo di celebrare uno stop a Di Maio. “Ma è chiaro che adesso vanno fatti gli Stati generali” è il mantra fuori microfono. Perché è in quella sorta di congresso che in diversi, partendo sempre dall’area vicina a Fico, vogliono provare a cancellare la figura del capo politico. È quella la sede per ridisegnare la struttura, arrivando innanzitutto alla segreteria politica.
Però la partita è incerta, e Di Maio può giocarsela. Anche se in serata deve dirlo: “Il governo durerà tre anni, con le riforme nel contratto sarà più forte”. Non lo giurava da un po’. La conferma che i discorsetti di Grillo pesano. O almeno così deve sembrare.
